Sul numero 5 del Corriere delle Città in formato cartaceo, abbiamo riportato le parole del Ministro Adolfo Urso che aveva annunciato la istituzione della “Zona franca urbana” a Caivano con la defiscalizzazione delle attività artigianali ed industriali per sei anni.
Eravamo convinti della notizia perché era stata ripresa da quotidiani ben più autorevoli ed applaudita dai rappresentanti delle categorie, così siamo andati in stampa. Ma il diavolo vi ha messo le corna e noi siamo usciti con una notizia superata. Infatti, in fase di conversione del “Decreto Caivano” ai deputati della Lega nord è venuto un rigurgito secessionista ed hanno affossato la proposta del Ministro Urso.
Nessun aiuto all’economia locale, a Caivano l’unica attività fiorente dovrà continuare ad essere il commercio della droga; il provvedimento per stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro è naufragato per colpa dei leghisti.
Eppure il Ministro Urso aveva elencato tutti i record negativi di Caivano: disoccupazione in generale, disoccupazione giovanile, disoccupazione femminile. Il provvedimento per dare impulso all’economia ed al lavoro sarebbe stato un primo passo.
Nulla da fare.
In un sol colpo, lo sforzo del Governo Meloni è stato mortificato dal becero campanilismo del nord leghista che mal sopportava l’impegno di spesa per Caivano, a detta di qualche salviniano: “troppo al centro dell’attenzione”.
In fondo, c’era poco da meravigliarsi. La Lega è sempre la Lega e come cantava Mia Martini: “Gli uomini non cambiano”.
Dunque, in modo inusuale, senza che il Governo invitasse i membri delle commissioni interessate (giustizia ed affari costituzionali) al ritiro, l’emendamento al Decreto Caivano che predisponeva la “zona franca defiscalizzata” è stato ritirato in automatico.
Oltre ai leghisti, la misura a favore di Caivano non sarebbe andata a genio anche ad altri di maggioranza.
Dunque la figuraccia non l’abbiamo fatta noi, ma il Ministro Urso che è passato per un fessacchiotto.
Hanno mortificato una personalità autorevole di indubbia e riconosciuta serietà. La cosa avrebbe dovuto avere ripercussioni politiche, invece, nessuno ha fiatato. Il povero Ministro Urso deve condividere la pessima figura con tutti i parlamentari, ministri, viceministri, sottosegretari campani e della provincia di Napoli. Non ultima, con Pina Castiello, sottosegretaria leghista, di origini afragolesi, che accompagna in rassegna tutti i ministri a Caivano mentre i suoi colleghi in tenuta verde continuano ad emarginare il territorio caivanese.
Prima gli italiani, ma da Frosinone in sù.
Per non parlare dei parlamentari ed i membri del Governo iscritti a Fratelli d’Italia, soprattutto i campani, che, ancora una volta, rappresentano plasticamente la propria inconsistenza politica rispetto alla leader Giorgia Meloni che si è malfidata dei suoi. Soprattutto dei campani.
Difficile, anzi impossibile pensare che alla Camera possa essere riproposta la misura a favore di Caivano con un emendamento all’omonimo “Decreto” che scade proprio domani. Al limite si potrebbe inserire nella manovra di bilancio, ma la Lega sarebbe pronta a boicottare il provvedimento.
Dunque, è stata tesa una trappola alla Meloni per evitare che vada in porto la sua linea strategica sulle periferie. Ed è un precedente che le passa sotto il naso in vista delle Europee pur di non farle sventolare la bandiera della capacità strategica.
Gli altri parlamentari di minoranza non sono pervenuti. Un fatto del genere avrebbe dovuto suscitare non poche reazioni. Magari qualcuno avrebbe potuto dichiarare che si sta facendo propaganda e passerelle. Invece, nulla.
Il deputato caivanese dei cinquestelle, Pasqualino Penza, avrebbe dovuto marciare nel parco verde col megafono. Ad oggi non ha dato segni di vita. In fondo, Caivano è lontano da Roma…