Pubblicate le relazioni del Prefetto e del Ministro dell’Interno: il Sindaco Enzo Falco sapeva tutto. Peluso “perno del sistema”. Consiglio in continuità col passato.

Caivano. Di seguito riportiamo la relazione allegata al Decreto di scioglimento del Consiglio comunale di Caivano. 
Nel Comune di Caivano (Napoli), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 20 e 21 settembre 2020, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita’ organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialita’ dell’amministrazione nonche’ il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica. Il prefetto di Napoli, nell’ambito dell’azione di monitoraggio sulla funzionalita’ e sull’attivita’ amministrativa degli enti locali di quella provincia per le finalita’ di prevenzione e di contrasto ai fenomeni di interferenza e condizionamento mafioso dei relativi organi elettivi, ha riferito che esiti di indagini delle forze di polizia e di un conseguente provvedimento giudiziario di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, successivamente convalidato, in data 12 ottobre 2023, dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Napoli Nord che ha disposto l’ulteriore misura cautelare della detenzione in carcere, hanno visto il coinvolgimento di appartenenti al locale clan camorristico, nonche’ di amministratori e di un dipendente del Comune di Caivano, tutti accusati di numerosi reati, tra i quali quelli di cui all’art. 416-bis, commi 1, 2, 3, 4, 5 e 8 c.p., per aver costituito, organizzato e partecipato ad associazione di tipo camorristico finalizzata alla commissione di reati tra cui estorsioni, corruzione, turbata liberta’ degli incanti e per aver condizionato le procedure di gara del predetto ente locale al fine di ottenere affidamenti per l’esecuzione di lavori pubblici, riscuotendo successivamente, da vari imprenditori affidatari dei lavori, quote estorsive destinate ad alimentare le casse del locale clan camorristico. Risultanze di indagine – che si sostanziano in ipotesi di reato gravissime e che fanno emergere in modo netto ed inequivocabile il condizionamento dell’ente locale, avendo disvelato l’esistenza di dinamiche gestionali tese ad asservire l’apparato elettivo-burocratico comunale al perseguimento degli interessi della locale criminalita’ organizzata – hanno determinato il prefetto di Napoli a richiedere lo scioglimento del Comune di Caivano ai sensi dell’art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, senza esperire preliminarmente le procedure di accesso di cui al comma 2 dello stesso articolo di legge. Il prefetto di Napoli, dunque, sentito nella seduta del 12 ottobre 2023 il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del procuratore aggiunto della direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli e del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli Nord, ha trasmesso l’allegata relazione che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da’ atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita’ organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l’applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. Occorre preliminarmente precisare che il Comune di Caivano, con decreto del Presidente della Repubblica del 31 agosto 2023, e’ stato sciolto ai sensi dell’art. 141, comma 1, lett. b), n. 3, del decreto legislativo n. 267/2000, a seguito della riduzione dell’organo consiliare al di sotto della soglia di depauperamento prevista dal legislatore per il regolare funzionamento degli organi e dei servizi comunali. Pertanto, il Comune di Caivano e’ attualmente amministrato da un commissario straordinario, il quale sin da subito ha potuto rilevare come negli uffici dell’ente locale sussista un generalizzato disordine amministrativo, causa di inefficienza ed inadeguatezza dell’attivita’ svolta, ulteriormente aggravato dalla mancanza di coordinamento degli uffici stessi e dal fatto che le risorse umane sono assolutamente insufficienti. La difficile situazione, ambientale e amministrativa, del Comune di Caivano e’ altresi’ evidenziata nelle complesse problematiche di ordine pubblico emerse negli ultimi anni, in particolare nella zona denominata «Parco Verde», che hanno reso necessario attuare, anche recentemente, mirate e periodiche operazioni di polizia finalizzate al controllo del territorio, all’esito delle quali sono state sequestrate, a seguito anche di perquisizioni domiciliari, decine di migliaia di euro in contanti, armi da sparo, munizioni, armi bianche, nonche’ apparecchiature per il confezionamento di sostanze stupefacenti, dosi di cocaina e tabacchi di contrabbando rinvenuti in un appartamento privato. Proprio in relazione alle problematiche connesse alla diffusa illegalita’ che caratterizza parte della citta’, il prefetto di Napoli ha altresi’ segnalato che la Corte dei conti – sez. giurisdizionale della Campania, ha depositato il 2 agosto 2023 la sentenza n. 486, nella quale risulta la condanna di sei dipendenti comunali al risarcimento della somma complessiva di oltre 900.000 euro per il danno, patrimoniale e non, arrecato all’ente locale, per effetto dell’omessa riscossione, nel periodo 2009/2013, dei canoni di locazione e/o delle indennita’ per occupazione illegittima degli immobili a destinazione abitativa e dei locali ad uso commerciale siti nel sopra richiamato complesso immobiliare «Parco Verde». Peraltro il servizio manutenzione cui appartenevano i suddetti dipendenti era all’epoca dei fatti funzionalmente incardinato nel settore lavori pubblici. Il radicamento a Caivano della criminalita’ organizzata, e nello specifico di vari clan camorristici spesso in lotta tra loro per il predominio sul territorio, e’ altresi’ testimoniato anche dal fatto che il consiglio comunale di quell’ente e’ gia’ stato sciolto per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso o similare con decreto del Presidente della Repubblica del 27 aprile 2018. Proprio a questo riguardo, il prefetto di Napoli pone in rilievo una sostanziale continuita’ amministrativa, atteso che tra i ventiquattro consiglieri eletti nella tornata amministrativa del 2020, e cioe’ quella subentrata all’ultima commissione straordinaria nominata ai sensi dell’art. 144, decreto legislativo n. 267/2000 figurano numerosi componenti presenti nel civico consesso disciolto nel 2018. Il contesto territoriale nel quale e’ situato l’ente si caratterizza dunque per l’alta incidenza criminale, determinata da una radicata e pervasiva presenza di clan camorristici, tra i quali e’ risultato egemone un gruppo criminale operante sull’intero territorio comunale e con base logistica proprio nel «Parco Verde», consorteria camorristica che ha mostrato di avere elevate capacita’ di infiltrare e condizionare l’amministrazione comunale, come risulta dalla predetta indagine di polizia giudiziaria, dalla quale emerge «un controllo assoluto dell’attivita’ amministrativa comunale, in particolare, ma non solo, nel settore delle assegnazioni dei lavori pubblici, giovandosi di un inquietante e diffuso clima di omerta’ e di intimidazione perpetrate anche nei riguardi di consiglieri comunali non disposti a seguire le indicazioni del sodalizio», gruppo criminale al quale risultano pienamente organici – come evidenziato nel menzionato provvedimento cautelare – anche alcuni amministratori comunali. Quadro desolante che pone in rilievo anche la condotta politico amministrativa tenuta dal sindaco di Caivano, e come lo stesso «non potesse di certo ignorare il ruolo che la criminalita’ organizzata locale aveva assunto sul territorio e i contatti e collegamenti che aveva instaurato con esponenti della sua amministrazione», soprattutto quando il controllo di fatto esercitato su alcuni di essi e’ tanto invasivo e capillare che, come risulta dagli atti giudiziari, il voto del consiglio comunale e’ stato influenzato addirittura su questioni che riguardano l’ambito scolastico. A tali aspetti si aggiungono episodi intimidatori che hanno riguardato direttamente anche alcuni consiglieri comunali ed altri esponenti della politica locale, vicende che rivelano la volonta’ di assoggettare e condizionare il Comune di Caivano agli interessi criminali. La menzionata ordinanza di fermo di indiziato di delitto, come evidenziato, vede il coinvolgimento anche di un ex assessore comunale con delega ai lavori pubblici e poi anche al commercio, artigianato, agricoltura e SUAP, ritenuto essere dall’autorita’ indagante il «perno principale» del sistema illecito posto in essere dal locale clan camorristico, a servizio del quale – si legge nel provvedimento giudiziale in oggetto – lo stesso ha totalmente strumentalizzato la propria funzione di assessore comunale; il provvedimento giudiziario si sofferma inoltre su un consigliere di maggioranza che ha svolto il ruolo di intermediazione tra il predetto sodalizio criminale e gli imprenditori aggiudicatari di commesse pubbliche. Per la realizzazione del suddetto disegno criminale i predetti amministratori – avvalendosi anche del ruolo attivo sul piano amministrativo e gestionale del responsabile di un settore tecnico e di un politico locale, quest’ultimo legato per rapporti parentali con il primo cittadino di Caivano – sono imputati di aver tenuto informato il clan camorristico locale delle imprese aggiudicatarie di lavori pubblici comunali per poi assumere un ruolo di intermediazione presso le stesse ditte interessate da tali vicende estorsive e, infine, di aver riscosso le somme di denaro cosi’ concordate da consegnare al gruppo malavitoso e, in parte, trattenute da loro stessi a titolo di remunerazione. Ruolo essenziale nelle dinamiche corruttive che hanno interessato, in particolare, le procedure di gara per i lavori pubblici e’ quello tenuto dal menzionato responsabile dell’ufficio tecnico comunale, al quale viene contestato che, con atti contrari ai doveri del proprio ufficio e con l’emissione di numerose e reiterate determine dirigenziali, sceglieva le imprese compiacenti gradite ai predetti amministratori comunali e agli esponenti della locale consorteria criminale cui assegnare i lavori, spesso ricorrendo all’affidamento diretto illegittimamente giustificato con la somma urgenza o anche attraverso la turbativa di gare a procedura negoziata, dietro corrispettivo di compensi corruttivi. Dalla disamina complessiva degli elementi emersi dall’attivita’ investigativa, l’autorita’ giudiziaria indagante rileva che i pubblici amministratori pro-tempore e funzionari sopra indicati «non si siano limitati a fornire un contributo estemporaneo e limitato al clan; in realta’ la quotidianita’ e la stabilita’ dei rapporti tra i co-indagati dimostra che il sistema illecito descritto, fondato sul condizionamento degli affidamenti per lavori pubblici, attraverso l’avvicinamento di imprese compiacenti, sia per fini estorsivi che corruttivi, e’ parte integrante del programma criminoso dell’associazione camorristica per cui si procede». Viene altresi’ evidenziato come i predetti amministratori e funzionari abbiano «sistematicamente e stabilmente asservito le funzioni e cariche rivestite agli interessi economici sia propri, sia del clan complessivamente inteso, offrendo un contributo fondamentale per il perseguimento delle finalita’ dello stesso». Al riguardo la relazione del prefetto di Napoli pone in rilievo come cio’ che e’ emerso dall’indagine giudiziaria sia «un vero e proprio pactum sceleris (…) teso a fare ingerire illecitamente il sodalizio camorristico nella complessiva attivita’ amministrativa dell’Ente. Un sistema dal quale tutti traevano profitti e che non si sarebbe potuto consolidare senza il fattivo contributo degli amministratori, la cui attivita’ garantiva stabilmente al clan informazioni costanti ed aggiornate sugli affidamenti e gare per lavori pubblici, ma anche la certezza che le imprese affidatarie rientravano nell’ambito di un ristretto giro, e pertanto, avrebbero versato, senza ribellarsi, oltre ai compensi corruttivi agli amministratori per aggiudicarsi le gare, anche la quota estorsiva al clan.» A tal riguardo, tra i moltissimi episodi documentati nelle risultanze di indagine – e dettagliatamente riportati anche nella relazione prefettizia – per la rilevanza dell’importo dell’appalto pubblico e come caso esemplificativo del modus operandi seguito dal Comune di Caivano per lo svolgimento delle procedure di gara riportate nel predetto atto di fermo indiziario, si segnala l’affidamento per i lavori di riqualificazione e messa in sicurezza delle strade comunali di importo complessivo pari a 1.200.000 euro. Per tale vicenda, peraltro, oltre ai gia’ indicati amministratori e al dipendente comunale interessati dalla predetta misura di fermo di indiziati di delitto, risulta indagato dei reati di cui agli articoli 110, 353 e 416-bis 1 c.p. anche un altro ex assessore comunale. Per la gara in questione, l’accusa prospettata riguarda la violazione dei doveri di correttezza, trasparenza ed imparzialita’, oltreche’ del principio della libera concorrenza, in quanto venivano stabilite preventivamente quali ditte invitare alla gara, salvo attestare falsamente, in una successiva determina, che si era tenuto un sorteggio pubblico anonimo. Anche in tale occasione la societa’ aggiudicataria dell’appalto e’ stata fatta oggetto di attivita’ estorsiva attraverso le modalita’ operative gia’ descritte da parte del locale clan camorristico con la fattiva partecipazione di alcuni dei soggetti indagati. Come gia’ evidenziato, con le stesse caratteristiche operative svolte in danno di altre societa’ aggiudicatarie di lavori pubblici, vengono rilevate e documentate in atti giudiziari numerose azioni estorsive perpetrate dal locale gruppo criminale, tutte finalizzate ad alimentare la cassa comune dell’associazione mafiosa. Tra queste vengono segnalati: i lavori pubblici effettuati nella villa comunale; gli interventi realizzati in un istituto scolastico sito nell’area del «Parco Verde»; i lavori di rifacimento dell’illuminazione pubblica; gli interventi di manutenzione straordinaria della rete idrica e fognaria; i lavori di rifacimento e realizzazione di marciapiedi in vie cittadine; i lavori di adeguamento e di ri-funzionalizzazione del sistema infrastrutturale di una frazione cittadina. Un’altra vicenda posta in luce nella relazione prefettizia riguarda l’affidamento del servizio rifiuti per il quale sono state rivolte minacce ad esponenti politici «non allineati». Ed ancora, nella relazione si richiama un tentativo di estorsione ai danni di una societa’ il cui amministratore unico ricopriva la carica di consigliere comunale. Dalla lettura degli atti giudiziari e’ dato evincere come non solo gli affidamenti diretti per somma urgenza hanno costituito di fatto la regola e non l’eccezione presso il Comune di Caivano, ma soprattutto si e’ appurato che le aggiudicazioni sono avvenute ad esclusiva discrezionalita’ del suddetto dirigente tra poche imprese compiacenti e che il funzionario in questione ha gestito quale dominus tempi e modalita’ degli affidamenti anche indipendentemente dal tipo di attivita’ e/o di specializzazione delle singole societa’. I casi descritti sono solo rappresentativi dei moltissimi e documentati episodi corruttivi, estorsivi e di turbativa d’asta che si sono succeduti nel tempo a testimonianza di come presso il Comune di Caivano gli affidamenti pubblici siano stati effettuati, in linea generale, in totale spregio delle norme di settore, «in base ad un meccanismo clientelare del quale sono parte imprenditori e amministratori, taluni dei quali a loro volta in stretto contatto con il locale gruppo camorristico», e che, con sistematiche condotte illecite hanno intascato somme di denaro ed altre utilita’, favorendo al tempo stesso anche la criminalita’ organizzata. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l’adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Caivano (Napoli), ai sensi dell’art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, anche se il processo di ripristino della legalita’ e’ gia’ iniziato con la gestione provvisoria dell’ente affidata al commissario straordinario ai sensi dell’art. 141 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In considerazione dei fatti suesposti e per garantire il completo affrancamento dalle influenze della criminalita’, si ritiene, dunque, necessaria la nomina della commissione straordinaria di cui all’art. 144 del citato decreto legislativo, anche per scongiurare il pericolo che la capacita’ pervasiva delle organizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in occasione delle prossime consultazioni amministrative. Inoltre, l’arco temporale piu’ lungo previsto dalla vigente normativa per la gestione straordinaria consente anche l’avvio di iniziative e di interventi programmatori che, piu’ incisivamente, favoriscono il risanamento dell’ente, e cio’ soprattutto nell’attuale periodo storico, che potrebbe vedere il Comune di Caivano essere interessato da consistenti finanziamenti pubblici, di cui al Piano nazionale ripresa e resilienza. Rilevato che, per le caratteristiche che lo configurano, il provvedimento dissolutorio previsto dall’art. 143 del decreto legislativo citato puo’ intervenire finanche quando sia stato gia’ disposto un provvedimento per altra causa, differenziandosene per funzioni ed effetti, si propone l’adozione della misura di rigore nei confronti del Comune di Caivano (Napoli), con conseguente affidamento della gestione dell’ente locale ad una commissione straordinaria cui, in virtu’ dei successivi articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche competenze e metodologie di intervento finalizzate a garantire, nel tempo, la rispondenza dell’azione amministrativa alle esigenze della collettivita’. In relazione alla presenza ed all’estensione dell’influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Il Ministro dell’interno: Piantedosi

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