Arte presepiale frattese. L’ incontro con Pasquale Crispino

Il presepe, ci rammenta Pasquale Crispino, nasce nel 1223 con San Francesco. Questa usanza, all’inizio prevalentemente italiana, ebbe origine all’epoca in cui il fraticello di Assisi nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione della Natività, dopo aver ottenuto l’autorizzazione da papa Onorio III. Francesco era tornato da poco dalla Palestina e, colpito dalla visita a Betlemme, intese rievocare la scena della Natività a Greccio, località molto simile alla città palestinese. Quello di Pasquale Crispino, come lui stesso tiene a precisare, nasce intorno agli anni 60.

Avevo circa 5 anni, ci dice, quando mi cimentai aiutando mio padre Antonio nella costruzione di un presepe. Ricordo che mio padre, amava metterci tutti intorno a quel tavolo su cui sviluppavamo l’ambientazione del presepe, con al centro la capanna, Giuseppe e Maria, il bue e l’asinello e la mangiatoia, dove avvolto in fasce nasceva Gesù. E intorno i pastori che giungevano a dare omaggio al Bambinello.

Questa è la classica rappresentazione che nei secoli però ha subito influenze artistiche a seconda anche dei luoghi in cui questa antica tradizione veniva rievocata.

Diventa così per Pasquale Crispino, una vera e propria passione l’arte presepiale, ed in particolar modo, quella del 700’ napoletano. Le nuove ambientazioni, continua Pasquale, ho voluto ambientarle finanche nella città di Frattamaggiore, dove nei pressi della chiesa di San Filippo trascorsi gli anni della fanciullezza.

Particolari del Presepe napoletano dell’artista Pasquale Crispino

Arti e mestieri locali li mescolavo all’idea presepiale lasciandomi spesso trasportare dalla fantasia. Scene di vita reale diventavano così parte del contesto storico e spirituale. E fu così che quei ricordi d’infanzia, quelle scene di vita vissuta, diventarono arte. Ma si badi bene, non tutto fu frutto di intuizione e fantasia, ma dietro ci sono stati anni di studio affinché anche gli elementi di decoro fossero sapientemente incastonati.

Gli ultimi presepi realizzati hanno ambientazioni decisamente orientali. Riproducono una Betlemme frutto di una recondita immaginazione dell’artista, laddove lo stesso spesso sente vivere dentro le sue stesse creazioni, perdendosi in esse in forma mistica.

Una parte di me, continua Pasquale, quella più razionale, mi porta ad immaginare che, anche se solo per pochi attimi, l’osservatore dell’opera ritrovi la magia del Natale. Di quel Natale spesso rievocato dalle memorie degli anziani. Quel Natale d’amore che tutti noi custodiamo nel cuore, ma che, ahimè, spesso dimentichiamo.

La mia speranza è quella che osservando i miei presepi ci si possa ricordare di quell’amore. Ecco. E’ questo quello che sostanzialmente mi spinge, con gioia, a continuare a coltivare quest’arte.

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