Il trenta agosto del 2023, la Premier Giorgia Meloni ha risposto alla chiamata del Parroco della Chiesa di San Paolo Apostolo, nel Parco verde, Don Maurizio Patriciello. Arrivò a Caivano poiché sconvolta dallo stupro di due bambine da parte di un branco di minori insieme a due maggiorenni.
Venne nella piazza di spaccio più grande d’Italia e fece promesse che ha mantenuto. Erano giorni tristi, si era appena consumato lo stupro delle bambine, quando dalla città di Napoli rimbalzava la notizia dell’omicidio di Giovanbattista Cutolo, ucciso da un minorenne che andava in giro con la pistola.
La Premier varò subito un decreto per punire severamente i minori che delinquono. La stampa lo chiamò “Decreto Caivano”, parte della popolazione locale s’indignò più per il nome del decreto scelto dai giornalisti che per le bambine violentate.
La sinistra locale e regionale blaterava, parlava di passerelle. Poi è arrivata la Procura antimafia che ha smantellato il sistema di connivenze tra camorra, amministratori e politici locali proprio di centrosinistra oltre ad un funzionario comunale ed alcuni imprenditori.
In un anno, le Forze dell’Ordine hanno effettuato ulteriori arresti.
Il Commissario Straordinario Fabio Ciciliano ha ricostruito il centro sportivo che è oggi una struttura unica nel comprensorio.
Da pochi giorni è terminato il campo estivo gestito dalla Società “Sport e Salute”.
Centinaia di giovani sono stati impegnati per sette ore al giorno in varie discipline sportive. Lo stesso campo estivo che a Roma si pagava 150 euro a settimana, a Caivano 40.
Tanti sono stati i cambiamenti voluti dal Governo che ha agito con poteri straordinari. Mai la città aveva avuto tanta considerazione.
In realtà non meritata del tutto. Va scritto che la comunità caivanese è divisa. C’è una parte della popolazione che plaude al cambiamento, magari non vota nemmeno per la Meloni, ma è fiduciosa.
Un’altra parte, invece, protesta perché sguazzava nel disordine e nell’illegalità, mentre alcuni politici con i voti della camorra vincevano le elezioni e si arricchivano.
C’è una parte della comunità che non guarda all’interesse generale, ma ai propri interessi particolari, infatti, negli ultimi giorni c’è stata una polemica surreale.
Per alcuni il nuovo centro sportivo è addirittura dannoso. Le polemiche sono aizzate da un’associazione locale di Volley che usava la palestra di una scuola. Ora però i commissari hanno finalmente deciso che nelle palestre delle scuole devono andare gli alunni nelle ore di educazione fisica.
Invece, le associazioni locali vogliono in uso le palestre (magari gratis o col versamento di un obolo), ma la manutenzione, quella vera (e non il cambio delle lampadine), la devono pagare tutti. Se poi si scassano le palestre, la mattina gli alunni non possono fare educazione fisica.
Essendo locali scolastici ogni volta che entrano gli estranei si dovrebbe disinfettare. Impossibile. Né le associazioni si sono mai accollate il costo delle ditte di pulizie dopo ogni lezione pomeridiana. Se il pomeriggio la palestra è frequentata da tutti, la mattina non può essere usata dagli alunni senza una preventiva opera di disinfettazione. Nessun funzionario comunale si è interessato, men che meno i politici.
Il volley caivanese vuole la palestra della scuola, fa pagare una retta mensile, però si lamenta se per usare i campi del nuovo centro deve pagare il noleggio e associarsi (quindi avere tutte le carte in regola).
Un comunismo a senso unico. Non vogliono la concorrenza della nuova struttura che attrae iscritti però grazie allo sfruttamento delle palestre delle scuole, a loro volta, hanno penalizzato tutte le imprese sportive locali gestite da privati che invece pagano fitto, bollette, tasse, istruttori e sopportano i costi della normativa (sicurezza, igiene, antincendio, contributi, assicurazioni).
Chi usa la palestra della scuola non paga nulla e non è soggetto a nessun controllo o sanzione perchè le palestre sono del Comune.
Per anni, la squadra di calcio della “Boys caivanese” ha fittato il campo di Cardito perchè era impossibile usare lo stadio locale.
Non si capisce perchè le altre associazioni non debbano pagare adeguatamente il noleggio degli impianti. Per questo alcune associazioni protestano, anzi sotto ad un post pubblico, qualcuno ha persino proposto di bloccare l’entrata del centro Pino Daniele “Impedendo l’entrata a tutti finché non arrivi una delega per usufruire dell’impianto”.
Un allarme al quale dovranno far fronte le Forze dell’ordine.
Sui social l’Associazione di Volley Phoenix, mette in dubbio il modello Caivano. Hanno scritto al giornale “Caivano press”: “Qualcuno ci spieghi cos’è il modello Caivano e perché i giovani caivanesi oggi hanno ancora più problemi di prima. Quest’anno le realtà sportive caivanesi non potranno utilizzare né il centro sportivo “Pino Daniele”, né le palestre scolastiche”.
In realtà non c’è alcun problema, i giovani possono iscriversi al nuovo centro sportivo e scegliere tra decine di attività, in un luogo protetto, con istruttori specializzati a contatto con gli atleti della Polizia.
Non è semplice spiegare il modello Caivano a quanti fingono di non vedere.
Innanzitutto, il “modello Caivano” non è solo la realizzazione del centro sportivo. E’ un programma che vede impegnati sinergicamente le istituzioni per ripristinare condizioni di normalità, dove prima lo Stato non c’’era e dove, per esempio, le palestre scolastiche erano come le case di appuntamento aperte a tutti.
Il “modello Caivano” è lo smantellamento della piazza di spaccio.
Evidentemente, in una comunità fortemente condizionata dalla camorra, il commercio della droga era tollerato o faceva comodo.
Il modello Caivano è la propensione alla difesa dei bambini e ragazzi antitetico allo stupro delle minorenni.
E’ la localizzazione in città di due facoltà universitarie a differenza della sinistra che invece portò lo stoccaggio dei rifiuti.
E’ la realizzazione di un nuovo teatro che la sinistra aveva abbandonato e distrutto.
E’ la costruzione di un nuovo stadio mentre per decenni il campo “Faraone” è stato abbandonato ed era gestito dalla camorra.
In pratica, il “modello Caivano” è una maggiore attenzione del Governo, una propensione alla legalità, ma Caivano non cambierà mai se non cambia la mentalità.
La città crescerà se saprà isolare isolare i negazionisti del cambiamento.
Don Maurizio e la Meloni che vanno solo ringraziati da soli possono fare poco.
Dovranno essere i caivanesi a cambiare il corso della storia.