Ancora una “fumata nera” per la paradossale vicenda della “Zes” che vede il sindaco Marco Antonio Del Prete e parte della sua maggioranza, barcamenarsi in una sorta di doppia veste, in quello che sta diventando un vero e proprio teatrino.
Lo scorso martedì 24 settembre, con un sospetto quanto insolito rinvio della conferenza dei servizi telematica che avrebbe dovuto pronunciarsi definitivamente sui pareri negativi di dirigenti tecnici e indirizzo politico espresso a stragrande maggioranza dei gruppi consiliari durante l’ultimo consiglio comunale del 18 settembre, si è consumato il terzo atto.
Tutto rinviato ad altra data poiché, (udite-udite), la trasmissione dei pareri erano pervenuti alla conferenza solo tramite PEC e non attraverso la piattaforma telematica dedicata.
Insomma, il classico cavillo artatamente preconfezionato affinché si possa rimandare in tempi più tranquilli.
Magari quando stampa e politica possano spegnere i riflettori sulla vicenda.
Ma facciamo un riepilogo della farsa per meglio comprenderne gli incredibili contorni.
La commedia ha sostanzialmente inizio l’8 agosto scorso, (un classico). Periodo in cui, quasi tutti sono già con pinne ed occhiali, sotto gli ombrelloni mentre negli uffici tecnici, alcuni architetti e ingegneri, già da qualche giorno lavorano ad una richiesta presentata da una società privata (la EFFEGI SRL) a costruire a Frattamaggiore, un opificio su di un terreno di circa 5.000 mq. situato sulla provinciale Fratta-Afragola.
Nulla di anomalo se non il fatto che la destinazione d’uso dell’area interessata è classificata dal PRG come “Attrezzature Urbane Collettive – Attrezzature Scolastiche” e se quest’area non fosse localizzata in uno dei punti più nevralgici in tema di viabilità, a ridosso del centro cittadino.
Ebbene, approfittando, o meglio, interpretando una legge varata dal governo Meloni, meglio conosciuta come “ Zona ZES” acronimo di “Zona Economica Speciale”, imprenditori legati ad influenti figure politiche locali, avevano tentato il blitz.
Come era solito ripetere un saggio commerciante frattese tal Sossio Petrossi: “Non tutte le ciambelle riescono col buco”, difatti ad accorgersene casualmente, degli atti, denunciandone i loschi contorni, è il consigliere Pasquale Aveta che durante la seduta del consiglio comunale del 18 settembre, senza tanti giri di parole, inchioda alle proprie responsabilità gli attori della farsa, invitando l’assemblea e i dodici consiglieri del Partito Democratico ad investire della questione gli europarlamentari eletti del PD che a Frattamaggiore, roccaforte della Shlein, hanno fatto il pieno di voti. Topo; Decaro; Ruotolo; Annunziata e così via.
Una frecciatina, Aveta, non la risparmia neppure all’assessora all’urbanistica Antonietta Legnate che, della questione “Zes”, come si evincerà poi, ne era totalmente all’oscuro.
Aveta non risparmia critiche al primo cittadino Marco Antonio Del Prete e al suo fido presidente del consiglio Aniello di Marzo, rei di non aver comunicato ai capogruppo “l’affaire Zes”.
Il sospetto che oramai serpeggia palpabile, è quello di assistere alla stessa situazione vissuta qualche mese fa allorquando per favorire una costruzione di fatto abusiva, si occultarono documenti al fine di far scadere i termini per una tempestiva opposizione.
Non passarono inosservati gli strepitii Film già visto quindi.
La votazione alla fine risulterà quasi unanime. Tutti i capigruppo, ad eccezione di Franco Del Prete, si associano al parere negativo espresso dal dirigente del terzo settore Domenico Raimo che, fra lo stupore dei presenti, nel suo intervento, ripete per ben due volte che, nonostante i pareri negativi alla costruzione dell’ennesimo mostro di cemento in città, (politico e tecnico), un’altra
inutile e dannosa colata di cemento si farà.
Stupiti, a seduta conclusa chiediamo ad un sindaco con lo sguardo costantemente incollato allo smartphone: “Sindaco, si potrebbe chiosare in termini medici che “l’intervento è perfettamente riuscito, ma il paziente è morto”.
Ci risponde il consigliere comunale Domenico Di Marzo: “Direttore, il paziente è stato portato qui già cadavere”.
Una frase sibillina che non sfugge ai tanti presenti, e che getta ulteriore luce su di una vicenda sulla quale Pasquale Aveta, che raccoglie anche il plauso del Partito Repubblicano, aveva, molto probabilmente, visto giusto.