Gli odiatori di sinistra contro i simboli del riscatto: Meloni, Ciciciliano e Don Maurizio La Premier ha lasciato a bocca asciutta i politici ed affaristi locali che volevano gestire gli appalti e la gestione del centro Pino Daniele. Ecco perchè spargono veleno

La decisione della Premier Meloni di affidare la realizzazione del centro “Pino Daniele” al Commissario Ciciliano ha suscitato forte malcontento, specialmente tra affaristi e camorristi locali, che si aspettavano di accaparrarsi gli appalti. L’odio è accentuato  dalle vittorie della Procura di Napoli e delle forze dell’ordine contro un sistema malavitoso che aveva invaso la città. Politici, amministratori, imprenditori, tecnici, un funzionario locale e camorristi gestivano appalti pubblici e mazzette.

Le indagini hanno rivelato il clima di omertà che si era diffuso anche in quanti non sono stati coinvolti. L’amministrazione di centrosinistra è stata cancellata dallo scioglimento per infiltrazioni. Se il Governo avesse affidato alla politica locale gli appalti il costo del centro sportivo sarebbe lievitato. A Caivano ognuno avrebbe voluto un pezzo del centro sportivo: chi i campi gratis, chi gli appalti, chi gli ingressi gratis, chi i posti di lavoro, chi la manutenzione.

Nel giro di qualche anno, pure il centro Pino Daniele avrebbe fatto la fine della Delphinia o del campo Faraone. Ecco perché in città serpeggia l’avversione  alle Forze dell’ordine, la  contestazione alla gestione del centro sportivo ed al nuovo teatro mentre si insinuano ignobili malignità e denigrazioni nei confronti di Don Maurizio Patriciello.

Il centro sportivo rappresenta il simbolo del riscatto. E’ un’eccellenza del territorio. E’ la dimostrazione che esiste una politica seria perciò quanti hanno governato fino ad oggi non vogliono accettarlo.

La comunità caivanese è divisa: una parte ringrazia le forze dell’ordine per l’opera di bonifica che sta conducendo negli ultimi mesi, l’altra invece la chiama passerella; una parte apprezza l’opera di Don Maurizio, l’altra è collusa con la camorra, l’una è felice perché a Caivano c’è il centro sportivo, l’altra continua a contestare la gestione.

La maggioranza della comunità, anche quella che non vota per la Meloni,  auspica  che  l’opera di bonifica continui, poi c’è la sinistra locale che mugugna e diffama nell’ombra.

Si tratta dei soliti soggetti con  i  propri  fiancheggiatori e  supporter, i colletti bianchi, i finti “numi tutelari”,  gli affaristi delle peggiori specie, tutti vigliacchi che hanno creato un sistema di potere corrotto, colluso ed omertoso. E’ la galassia della sinistra locale che non ha mai condannato lo spaccio nel parco Verde, non ha mai contestato la camorra con denunce circostanziate.

Negli ultimi giorni, qualcuno ha persino  criticato la manifestazione dell’Esercito a Caivano  denominata  “Esercito  e  sport in piazza”, per favorire l’attività sportiva tra i più giovani. Per l’occasione insieme al Sottosegretario di Stato alla Difesa, Senatrice Isabella Rauti, è venuto in città il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata  Carmine  Masiello. L’evento che ha visto la partecipazione di tante famiglie  alla sinistra non è piaciuto.

Per non parlare della festa patronale della Polizia che ha organizzato uno spettacolo nel centro “Pino Daniele”. Siccome è venuto Gigi D’Alessio c’è chi ha contestato perché non è stato aperto al pubblico. In molti non hanno capito che era una festa privata della Polizia, non un concerto. Nemmeno  era un avvenimento che coinvolgeva la cittadinanza. Il centro è stato scelto come location per la festa di San Michele, come si scelgono altri luoghi per altre manifestazioni interne al corpo.

Se, come dicono, il centro è dei caivanesi, allora  tutti  sarebbero potuti entrare, con gravi  ripercussioni per l’ordine pubblico.

Anche il centro Delphinia, il Teatro Arte, il campo Faraone erano dei caivanesi, infatti sono stati i caivanesi e la classe dirigente locale ad abbandonarli al degrado.

Non li ha distrutti né la Meloni, né Don Maurizio, né Ciciliano.

C’è chi ha criticato la Polizia perché all’evento ha invitato  Don Maurizio e non tutti i sacerdoti locali.  Nessuno però ha scritto che a Caivano, invece mentre i politici facevano affari con la camorra, ad esporsi contro la criminalità organizzata c’è stato  soloun sacerdote. Don Maurizio è l’unico sacerdote locale che ha la scorta. Non che gli altri non svolgano l’opera pastorale, ma il Parroco della Chiesa di San Paolo con  le  sue parole ha acceso i riflettori sul degrado sociale della città.  E’ stato l’unico interlocutore credibile che ha determinato il nuovo corso. Don Maurizio è anche un riferimento nella battaglia della terra dei fuochi: la piaga che determina l’aumento dei tumori nelle nostre città. Se  in una comunità, un sacerdote diventa riferimento istituzionale, la colpa è dei politici che non hanno credibilità.

Quanti contestano l’Esercito, la Polizia, il Commissario Ciciliano, Don Maurizio e fingono di non vedere il cambiamento stanno dall’altro lato con “l’altra Caivano”, quella corrotta, malavitosa, omertosa.

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