Il direttore
E come recitava un vecchio adagio: “La prima gallina che canta ha fatto l’uovo”. In questo caso però non si è trattato di una gallina, ma di un gallo. Il gallo cedrone. Ricordate quello interpretato da Carlo Verdone? Ecco, uno molto simile da tempo si aggira, razzolando tronfio, fra le stanze di Piazza Umberto I. Perdonatemi, ma i riferimenti alla filmografia è stata sempre una mia passione innata.
I fatti: La sola pubblicazione della copertina numero 12 del Corriere delle Città in distribuzione cartacea solo da venerdì 11 ottobre, oltre ad aver alzato un inutile polverone, sembra (il condizionale è d’obbligo), abbia creato anche qualche imbarazzo fra inconsapevoli figure professionali, fra le quali, talune molto apprezzate e stimate in città, e alle quali mi corre l’obbligo chiedere scusa per averne pubblicato i volti.
Mi si voglia credere o meno, tutto era nato in buona fede in quanto il sottoscritto, non ha fatto altro che riprendere una discussione pubblica fra due consiglieri comunali, non certo due garzoni di bottega, riprendendo nomi di possibili future sindache e di conseguenza pubblicandone foto già pubbliche sui social.
Apriti cielo! Dopo due apprezzamenti poco opportuni al limite della tollerabilità, fortunatamente cancellati dai rispettivi estensori, una volta resisi conto delle clamorose gaffe, con repentina fuga di uno di essi dalla chat whatsapp, il gallo cedrone, ci accusava udite-udite, di sessismo. Accusa ovviamente rispedita al mittente. Noi ci siamo limitati a riprendere i nomi citati, dando loro un volto. Se ci sono sessisti in questa storia, vanno cercati altrove.
L’ironia, o satira, come ben si poteva intuire, non era rivolta alle donne, (non avrebbe avuto alcun senso) ma, come si evince dall’articolo, era rivolta all’uomo intorno a cui gira la politica frattese da circa un trentennio. Il dottor Enzo Del Prete. Unico ad avere il diritto ad intraprendere le vie legali. Se non altro, per la brutta tinta della parrucca che abbiamo scelto per il fotomontaggio.
Persona però troppo intelligente per farlo. Nonostante siano in parecchi a mettergli pressione affinché si induca al silenzio un fastidioso periodico locale.
Noi però, non diamo nulla per scontato.
Le mie scuse pubbliche, quindi, vanno innanzitutto alla dirigente dell’Istituto Comprensivo Capasso-Mazzini di Frattamaggiore Fernanda Manganelli alla quale andrà sempre il nostro sostegno, e non solo per il coraggio e la correttezza istituzionale dimostrata più volte nel recente passato in merito a vicende ancora al vaglio degli inquirenti (leggasi caso “Carpe Diem”), ma soprattutto per gli appelli a non lasciare da sola una scuola preda di vandalismo e incuria (vedi articolo da Il Mattino del 9 ottobre 2024 a firma Giuseppe Maiello);
Mi scuso pubblicamente con la dottoressa Alessandra Del Prete, con la vice presidente dell’Istituto Studi Atellani Imma Pezzullo e con la dottoressa Antonia Fiorillo la quale, mi sia consentito ricordarlo ai lettori, non scese in politica quando questa era ancora una cosa seria, figuriamoci se lo farebbe adesso che la politica è scaduta come un vasetto di yogurt dimenticato nel frigo rotto in cantina.
Mi scuso inoltre, anche con l’assessore Antonietta Legnante conosciuta personalmente solo questa mattina, la quale dinnanzi ad altri due assessori e ad un consigliere comunale mi riferiva testualmente: “Non mi sento assolutamente offesa da quella copertina che non trovo sessista, ma se proprio dovessi fare una critica, questa va al vostro grafico per la foto sbiadita che avete pubblicato”. Di questo abbiamo fatto ammenda e ne riferiremo le rimostranze al nostro designer.
Ben conscio che il pegno delle scuse non basterà a ricucire amicizie oramai compromesse per “amor di satira”, amicizie come quelle con Francesco Russo e Gennaro Alborino che dovrò annoverare oramai come ex amici. Ma purtroppo il danno è fatto e so che non mi perdoneranno questa mia biricchinata. Io nei loro panni avrei fatto probabilmente lo stesso.
Non ci scusiamo però, né col “gallo cedrone”, né tantomeno con chi, senza averlo letto (questa mattina l’articolo non era ancora pubblico) scrive: “L’articolo parla da se, sull’involuzione sociale della nostra città, sul cattivo gusto, e sull’ignoranza etica e letteraria di chi scrive”.
Orbene, se ne deduce che l’autrice di tale post che abbiamo rigorosamente salvato, abbia probabilmente usufruito delle “Sacre Parentele” e avvalendosi del dono dell’ubiquità, abbia sbirciato in tipografia “l’articolo incriminato”. Altre spiegazioni non ne troviamo se non quella del coinvolgimento emotivo dettato dalla condizione del momento. Ma questa è un’altra storia in cui preferiamo non addentrarci.
Cordialmente Vostro
Antonio Mattia
Direttore Corriere delle Città