L’ex sindaco Enzo Falco propaganda sui social l’organizzazione di una “scuola politica” a Caivano. Si apprende che tra i tanti relatori vi saranno pure Antonio Bassolino e Clemente Mastella.
Va bene la scuola politica, ma i cittadini aspettano ancora che l’ex sindaco chiarisca gli aspetti del suo breve mandato terminato con le dimissioni contestuali e poi con lo scioglimento per camorra. Anche taluni relatori della “scuola politica” dovrebbero dare qualche spiegazione.
Sarebbe utile chiedere a Bassolino perché, quando era Presidente della Regione Campania, ha individuato Caivano come il secchio della spazzatura della Provincia.
Furono proprio Bassolino e l’ex sindaco Mimmo Semplice a decidere che la spazzatura venisse trasferita in città.
A Mastella si potrebbe chiedere come mai i suoi fedelissimi consiglieri comunali caivanesi non si fossero accorti che la camorra era infiltrata nell’ istituzione. Eppure gli uomini di Mastella avevano ruoli primari nell’amministrazione sciolta per camorra, anche col vicesindaco Tonia Antonelli.
Magari tra gli argomenti della scuola politica potevano inserire la tematica della “questione morale” giacchè proprio la Sinistra locale ha dimostrato la sua peggiore versione.
Invece, la Sinistra non parla dei fatti che sono accaduti. Attacca e polemizza sul nuovo corso determinato dal Governo.
Non impressiona la propaganda della sinistra e di Enzo Falco, ma il tentativo di gettare il can per l’aia, quello di cambiare argomento o peggio di fare di tutta l’erba un fascio.
In città serpeggia il tentativo di una minoranza collusa e rumorosa di accomunare tutti in un unico destino.
E’ un tentativo che va smascherato.
Si vogliono mischiare le carte per rendere tutti uguali: tutti ladri, nessun ladro.
E’ una precisa strategia comunicativa: se tutti sono uguali, tutti possono candidarsi.
Invece, i membri della “coalizione del male” che sono rimasti fuori dalle cronache giudiziarie non possono e non devono ricandidarsi.
Per far rinascere Caivano non devono più mettere piede nelle istituzioni: portae inferi non praevalebunt.
Hanno malgovernato per decenni, facendo fallire tutte le amministrazioni. Infine hanno messo insieme la “Coalizione del male” cioè tutta la vecchia classe dirigente che poi è stata sciolta per camorra.
E’ troppo facile gettare la croce solo sui carcerati e sugli imputati.
C’è una questione morale.
Nella coalizione del male tutti governavano fianco a fianco con gli imputati. Non potevano non sapere che si stavano sperperando milioni di euro pur di alimentare il giro di estorsioni e mazzette. A differenza di alcuni componenti dell’opposizione che hanno denunciato in Consiglio le anomalie degli affidamenti senza gara.
In Aula è stata denunciata l’inquietante gestione dell’ufficio lavori pubblici e manutenzioni.
Da un lato c’era chi governava, dall’altro chi in Consiglio chiedeva chiarimenti senza sapere che rischiava grosso giacchè gli appalti erano gestiti anche dalla camorra.
Il tentativo di coinvolgere tutti nella coalizione del male non può passare.
Non si possono mettere tutti in un unico calderone perché c’è chi ha avuto centinaia di voti nel Parco verde e chi, come il candidato Antonio Angelino ha dichiarato dai palchi di non volere i voti della camorra.
Per questo ha perso. Ma è stato sconfitto anche per non aver candidato la vecchia classe dirigente.
Oggi con la “coalizione del male” fuori gioco, Antonio Angelino è l’unico che può interpretare il vero cambiamento. Infatti i poteri delinquenziali insieme alla vecchia classe dirigente sono terrorizzati dall’arrivo di un sindaco diverso da loro. Angelino già li ha messi alla porta e, visti i fatti, ha avuto ragione. A differenza sua, l’ex sindaco del centrosinistra inglobò la vecchia classe dirigente e pure gli amministratori già sciolti per camorra. A quei soggetti anche menzionati nella relazione della Commissione Prefettizia si unirono i cinquestelle e furono determinanti. E’ storia.
Perciò devono essere ben divise le responsabilità politiche dello scioglimento per infiltrazione: del primo e del secondo.
Dopo il primo scioglimento si è additato l’ex sindaco Simone Monopoli facendolo passare per il Padrino.
Invece, nella relazione che determinò lo scioglimento era stata soprattutto censurata la “conclamata continuità” dell’amministrazione con quelle precedenti. Eppure meretrici sinistroidi si strappavano le vesti scandalizzate contro il “nemico” di destra.
Monopoli non era la causa dello scioglimento, ma doveva essere sabotato per riportare al potere quelli che c’erano sempre stati.
Si attivarono anche i deputati del PD per liberarsi di un uomo capace con i suoi consensi personali di mandare a casa la sinistra.
D’altronde Monopoli avrebbe vinto le elezioni anche nel 2010, ma al ballottaggio quello che sembrava un risultato scontato, fu sovvertito perché i voti del Parco verde furono determinanti per la vittoria della sinistra. Dopo il ballottaggio, il Pd tornò al potere insieme ai soliti noti. Poi tutti sanno com’è finita. Fu l’ennesimo fallimento amministrativo. Un’altra amministrazione si scioglieva prima dei cinque anni.
Come nelle opere di Tolkien, i signori del male caivanese sono sempre alla ricerca del potere che vogliono raggiungere con ogni mezzo.
Ecco perché le prossime elezioni dovranno segnare un solco tra la “coalizione del male” che tenta di riciclarsi ed il riscatto di Caivano. Orchi contro uomini.
Non basterà cambiare casacche o mettere prestanome. Non basterà avvelenare i pozzi con la solita strategia della calunnia e del volantino anonimo. La nuova amministrazione sarà nella lente d’ingrandimento della Prefettura e della Procura.
Se la città vorrà voltare pagina dovrà puntare sulla proposta politica messa in campo dall’Associazione “Caivano Conta”: riscatto e rinnovamento totale.