Sarà l’avvicinarsi della campagna elettorale ma nelle ultime ore, meglio tardi che mai, noto una certa propensione di consiglieri comunali a parlare dei problemi del territorio. Peccato che si siano ridotti alla fine del mandato, ma voglio essere positivo e cogliere sempre l’aspetto migliore delle cose.
Una riflessione, però, va fatta. Anzi, due. La prima: è singolare che forze politiche che esprimano assessori nel governo locale, debbano interrogarsi su cosa stia succedendo in merito al governo del territorio. Ciò dimostra, lasciatemelo dire, uno scollamento totale tra il ruolo del Consiglio, quello dell’amministrazione e tra il governo del paese con ciò che accade in città. Punto due: siamo a fine consiliatura e i consiglieri, il sindaco, le forze politiche, la parte attiva di Frattamaggiore, dovrebbero interrogarsi sul perché siamo arrivati alla fine di un decennio e sui grandi temi, soprattutto quelli legati allo sviluppo, si è ancora in alto mare.
Non servono iniziative estemporanee e pure inutili sul piano poi della concretezza se finalizzate più a dimostrare un’esistenza politica che mirata realmente al raggiungimento di un obiettivo per la comunità. Una classe politica di qualità guida i processi, non li subisce e poi tenta di metterci una pezza almeno di fronte all’opinione pubblica. Non funziona così.
𝐁𝐄𝐍𝐄 𝐆𝐋𝐈 𝐈𝐍𝐕𝐄𝐒𝐓𝐈𝐌𝐄𝐍𝐓𝐈 𝐏𝐑𝐈𝐕𝐀𝐓𝐈 𝐌𝐀 𝐈𝐋 𝐂𝐎𝐌𝐏𝐈𝐓𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐁𝐔𝐎𝐍𝐀 𝐏𝐎𝐋𝐈𝐓𝐈𝐂𝐀 𝐑𝐄𝐒𝐓𝐀 𝐐𝐔𝐄𝐋𝐋𝐎 𝐃𝐈 𝐈𝐍𝐒𝐄𝐑𝐈𝐑𝐋𝐈 𝐈𝐍 𝐔𝐍𝐀 𝐕𝐈𝐒𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐂𝐎𝐌𝐏𝐋𝐄𝐒𝐒𝐈𝐕𝐀 𝐃𝐈 𝐒𝐕𝐈𝐋𝐔𝐏𝐏𝐎
Lo strumento principe che regola lo sviluppo di un territorio resta il Piano urbanistico comunale. Molti Comuni lo hanno adottato, pianificando il presente e il futuro. Mettendo su carta un’idea di città definita che rappresenti anche l’impronta da consegnare alla storia di una classe politica che ha governato per un lasso di tempo lungo una comunità.
Dopo dieci anni a Frattamaggiore prendiamo atto che qui non si è stati capaci di approvare il nuovo Puc. E questo, forse, è il fallimento più grande di chi in questo decennio ha ricoperto ruoli importanti di indirizzo e nell’esecutivo. Quindi, quando leggo critiche al sindaco da parte di soggetti politici che in questi dieci anni hanno fatto il bello e il cattivo tempo su quel Palazzo, posso solo dire che non basta qualche mese di finta critica per scrollarsi di dosso la responsabilità di un fallimento, quello sui grandi temi. che vi vede protagonisti di primo piano.
Il cambiamento non può essere attuato da chi è stato protagonista di una stagione che vorrebbe cambiare in futuro. Più che lezioni sul futuro, servirebbe un’ammissione di responsabilità sul fallimento passato e anche sul presente, frutto di dinamiche e logiche che proprio i critici dell’ultim’ora hanno avallato e radicato in questo decennio. Il tentativo di scaricare ogni cosa sulle spalle del sindaco è davvero effimero, lontano dalla realtà e irrituale. Ogni critica al vostro sindaco e alla vostra amministrazione, è una sfiducia pubblica al vostro operato.
𝐈𝐋 𝐑𝐈𝐓𝐀𝐑𝐃𝐎 𝐒𝐔𝐋 𝐏𝐔𝐂 𝐄̀ 𝐔𝐍𝐀 𝐆𝐑𝐀𝐕𝐄 𝐑𝐄𝐒𝐏𝐎𝐍𝐒𝐀𝐁𝐈𝐋𝐈𝐓𝐀̀ 𝐃𝐈 𝐐𝐔𝐄𝐒𝐓𝐎 𝐃𝐄𝐂𝐄𝐍𝐍𝐈𝐎 𝐄𝐃 𝐄̀ 𝐈𝐍𝐔𝐓𝐈𝐋𝐄 𝐒𝐂𝐀𝐑𝐈𝐂𝐀𝐑𝐄 𝐓𝐔𝐓𝐓𝐎 𝐒𝐎𝐋𝐎 𝐒𝐔𝐋𝐋𝐄 𝐒𝐏𝐀𝐋𝐋𝐄 𝐃𝐄𝐋 𝐒𝐈𝐍𝐃𝐀𝐂𝐎
Tornando alla programmazione del territorio, ho letto un’ottima intervista del consigliere Pezzullo sul “Corriere delle città”. Ha aperto un dibattito sul quale voglio portate un contributo. Giusto dire che le ristrutturazioni non significano cementificazione, ma tutto dipende da come si organizza e si programma lo sviluppo del territorio. Abbattimenti e ricostruzioni sfruttando le opportunità della legge sull’aumento volumetrico, significa più cemento. E va anche bene, però, di pari passo, servirebbe un’altra considerazione.
Al posto di lasciare la programmazione del territorio a questi interventi singoli, non sarebbe meglio affrontare prima la pianificazione complessiva, approvare il Puc e inserire le iniziative private all’interno di un’idea di città dove si costruiscono case ma si prevedono, allo stesso tempo, parchi pubblici, aree a verde, servizi e spazi attrezzati? Legittimo anche difendere gli investimenti privati. Con me si sfonda una porta aperta. Ma quegli investimenti andavano e vanno inseriti in una logica di sviluppo territoriale complessiva e di crescita sostenibile. E il Puc, di cui nessuno parla più, nessuno si interessa, è l’unico strumento capace di pianificare lo sviluppo del territorio nel suo complesso.
Questa mancanza, dopo dieci anni, dovrebbe far riflettere tutti coloro che hanno determinato una situazione di “impasse”, tralasciando i grandi temi e dedicandosi esclusivamente al “giorno per giorno”.
𝐄𝐂𝐂𝐎 𝐋𝐀 𝐕𝐄𝐑𝐀 𝐒𝐅𝐈𝐃𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐑𝐎𝐒𝐒𝐈𝐌𝐀 𝐒𝐓𝐀𝐆𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐀𝐌𝐌𝐈𝐍𝐈𝐒𝐓𝐑𝐀𝐓𝐈𝐕𝐀 𝐄 𝐏𝐎𝐋𝐈𝐓𝐈𝐂𝐀: 𝐔𝐍 𝐂𝐀𝐌𝐁𝐈𝐀𝐌𝐄𝐍𝐓𝐎 𝐂𝐇𝐄 𝐒𝐈𝐀 𝐈𝐍𝐍𝐀𝐍𝐙𝐈𝐓𝐔𝐓𝐓𝐎 𝐃𝐈 𝐌𝐄𝐍𝐓𝐀𝐋𝐈𝐓𝐀̀
Ecco, questo forse è il cambiamento più grande che Frattamaggiore abbia bisogno. Un cambio di rotta, un cambio di mentalità di una classe dirigente che non si occupa più solo dei piccoli orticelli ma riesca, innanzitutto, a dare ampio respiro alla pianificazione del territorio rilanciando una crescita sostenibile che riguardi Frattamaggiore nel suo complesso e non limitarsi alle singole iniziative che spesso rispondono più a logiche private che di bene comune.
Questo cambiamento sarà la prima sfida che la nuova amministrazione dovrà affrontare. E il Puc diventerà il principale banco di prova!
assolutamente d’accordo con la sua riflessione. Chi oggi dice che sarebbe opportuno agire in modo differente o proporre interventi e portare a soluzioni problemi che dopo dieci anni di amministrazione di amministrazione “Del prete” sono ancora lì, condividendo e sostenendo in ogni modo, silenti , omissivi e conniventi, ogni attività proposta in solitario dal sindaco, si perché ogni volta che chiedi qualcosa non sanno mai niente né mai rispondono a quello che sanno, NON SONO CREDIBILI. E solo un atteggiamento camaleontico in attesa che il “Capo” metta a qualcuno o indichi chi gli potrebbe succedere alla guida del Paese. come dire. sarebbe come cadere dalla padella nella brace. Mi consenta , caro direttore, noi ” Alleanza x Frattamaggiore” siamo la vera voce dell’ opposizione, come si usa dire, senza se w senza ma. un abbraccio.