Frattamaggiore: Intervista a Pasquale Gervasio Gennaro D'Andrea intervista il consigliere del Partito Democratico

di Gennaro D’Andrea

 

  • In un Suo recente post ha sottolineato il suo ruolo attivo all’interno della maggioranza. Quali considera i principali risultati raggiunti dal PD in questa consiliatura?
  • Appartenere ad un partito, seguirne le linee di indirizzo, partendo da scelte a livello nazionale e

via via condividendo quelle indicate anche a livello regionale, significa tradurre in azioni

concrete ideologie ed iniziative. Partendo da questo presupposto, il PD che in questa

consiliatura riveste un ruolo centrale ha conseguito non pochi traguardi, sul fronte dei servizi

quanto delle opere realizzate: basti pensare alla recente quanto discussa realizzazione dei

parklet, il rifacimento dei parcheggi (via Vittoria, Via Don Minzoni, via XXXI Maggio), un

notevole contributo è stato offerto, unitamente a tutta la maggioranza, nell’approvazione dei

progetti del PNRR (come il parcheggio di via Montegrappa di futura realizzazione)

nell’incentivazione dei posti nel nido comunale che ricordiamo è a costo zero per le famiglie, la

realizzazione del Centro sociale polifunzionale in Via Siepe nuova. Solo per citarne alcuni che

sono tangibili, visibili oltre che offerti alla cittadinanza.

  • Ha descritto la maggioranza come “fluida, liquida, flessibile”. Può spiegare meglio cosa intende con questa affermazione? Ritiene che tale flessibilità sia un punto di forza o una criticità?
  • Il valore aggiunto di scelte politiche condivise è rappresentato, secondo una mia visione civica

e politica, dalla solidità alla base delle scelte da compiere oltre che per le azioni da

intraprendere. Maggioranza fluida, flessibile comporta uno spostamento di asse che

immancabilmente, si trova a pendere prima da un lato poi da un altro, sottraendo stabilità.

Non volendo scendere nel dettaglio, sono sotto gli occhi di tutti i cambiamenti, gli spostamenti

di questi ultimi quattro anni di governo cittadino, nella convinzione che solo “gli stolti non cambiano

idea” provo ad immaginare al cambiamento come un accrescimento e attendevo che

accadesse questo, purtroppo ho avuto modo di constatare che sono state compiuti

cambiamenti che hanno originato solo confusione, distorcimento degli obiettivi e tal volta

confusione negli intenti. In questo caso non condivido la fluidità della maggioranza, sono

convinto che una comune linea di pensiero, la stessa che ci ha condotto nella scelta di

scendere in campo quattro anni fa avrebbe dovuto rappresentare il pilastro del nostro agire.

  • Nel ricoprire il ruolo di capogruppo, quali sono state le principali difficoltà nel mantenere una linea politica comune tra i consiglieri di maggioranza?
  • Sono stato capogruppo del mio gruppo consiliare, adottando una logica aggregativa, inclusiva e partecipativa. Ho sempre privilegiato il confronto diretto, de visu, anziché affidarmi ai sistemi di messaggistica più diffusi, cercando di mettere sul tavolo proposte, idee, controversie, critiche e dissensi. L’obiettivo era che, mediante un confronto aperto, si potesse raggiungere un sano equilibrio. Per questo motivo, non sono mai mancate convocazioni con cadenza settimanale, oltre a quelle necessarie prima di ogni seduta di consiglio. Tuttavia, ho constatato che il dialogo e il dibattito non erano strategie comunicative apprezzate né condivise. Ho percepito le spaccature e il perseguimento di interessi non comuni, spesso personali e poco democratici. Nonostante ciò, sono rimasto e resto fedele al mio partito e al mio gruppo.
  • Nel suo intervento ha espresso preoccupazione per l’utilizzo dei social come luogo di confronto politico. Ritiene che questa pratica abbia danneggiato il dialogo politico tradizionale? Come pensa si possa riportare il dibattito nelle sedi istituzionali?
  • L’uso strumentale dei social l’ho condannato e continuo a condannarlo. Diventano terreno fertile perché ciascuno possa dare sfogo alle proprie controversie nei confronti di un soggetto X, Y o Z. Post autoreferenziali e commenti legati esclusivamente al collezionismo del “mi piace”, quale dialogo politico possono originare? Sono pochi i post che esprimono un’analisi oggettiva dei fatti e raramente rappresentano una cronaca degli eventi Al contrario, le parole utilizzate spesso possono essere riferimenti a terzi celati dietro il copia e incolla di testi o citazioni, usati per colpire, senza dichiarazione esplicita, una persona o un collega oggetto dell’antipatia del momento. I social sono uno strumento comunicativo penetrante ma altrettanto pericoloso: possono distorcere la realtà o veicolare messaggi sbagliati. Io sono sempre aperto al confronto, anche via social, ma senza sfociare nel personale, nell’insulto, nel dire e nascondere, nelle allusioni, solo perché in quel momento, dietro una tastiera, ci conviene esprimerci.
  • Lei parla di un aumento dell’astio e della conflittualità, soprattutto online. Cosa suggerisce per ridurre la tensione e favorire un dialogo più costruttivo?
  • Online o offline, il confronto nelle sedi opportune, ma anche in un clima conviviale e disteso, è la chiave per dialoghi costruttivi e per una politica concreta. Se solo guardassimo e ricordassimo quante cose abbiamo realizzato come maggioranza, unita, solida e coesa, continuare a migliorare e a crescere, offrendo servizi sempre migliori per la nostra città.
  • Lei ha scelto di astenersi su alcune votazioni, definendo questa decisione una “rivendicazione”. Qual era il messaggio che intendeva lanciare con questa scelta? Crede che sia stato compreso dai suoi colleghi e dagli elettori?
  • L’astensione è una scelta di pari valore rispetto all’espressione di un voto. È stata però travisata e accompagnata da commenti forti, accuse di scelleratezza e abbandono dell’impegno. È necessario precisare alcuni aspetti: è semplicistico definire l’astensione e l’abbandono di una seduta di consiglio comunale come atti dimostrativi privi di fondatezza, così come è semplice redigere un documento postumo per commentare questi atti. Scegliere di astenersi da una votazione è un atto politico di grande responsabilità, frutto dell’analisi e dello studio di atti che, se non apportano beneficio alla cittadinanza – che ricordiamo di rappresentare in quanto eletti dai nostri concittadini –, non richiedono di essere votati seguendo ciecamente il gregge. A ciò si aggiunga che la decisione di azzerare la giunta, pur ribadendo che nessuno ne ha mai criticato l’operato, è il risultato di una costruzione politica antecedente alla richiesta stessa. Questa decisione è stata condivisa, accettata e voluta da tutta la maggioranza, che ora si nasconde dietro un documento poco politico, in cui si inneggia alla buona condotta della giunta comunale. Ribadisco che l’operato della giunta non è mai stato messo in discussione. Ho però sottolineato, senza essere ascoltato, l’importanza di rispettare una linea di indirizzo politico, come l’azzeramento della giunta, condiviso con il primo cittadino e con tutto il gruppo del Partito Democratico.
  • Lei ha dichiarato che il PD deve avere il “peso politico che gli spetta”. Cosa, secondo lei, è necessario per rafforzare il partito e il suo ruolo all’interno della maggioranza?
  • Il peso politico del Partito Democratico è dimostrato dal numero di voti e di consiglieri eletti. Non intendo andare oltre questo dato oggettivo: è conseguenza naturale, oltre che ovvia, che un partito – il partito che ha espresso e ottenuto l’elezione del primo cittadino e della maggioranza dei consiglieri – abbia e debba avere un ruolo centrale rispetto a liste civiche composte prevalentemente da nominativi riempi lista, dalle quali sono scaturite espressioni di uno, massimo due consiglieri.
  • Lei sottolinea che la politica non dovrebbe essere “determinata dalle azioni di forza”. Ci sono episodi recenti nella politica locale che, a suo avviso, hanno tradito questo principio?
  • Diamo all’espressione ‘azioni di forza’ la giusta interpretazione: forzature e scelte non condivise da tutti sono state operate, e non so quanto queste siano state fatte per il bene della comunità. Detto ciò, resta un’espressione di una maggioranza, pur non condividendo appieno i suoi indirizzi; tuttavia, li rispetto, anche nelle forzature, per non rompere equilibri insani.
  • Migliorare la qualità della vita e i servizi ai cittadini è un obiettivo condiviso da tutti. Quali sono, secondo lei, le priorità che non sono state ancora affrontate adeguatamente in questo mandato?
  • Credo che questa consiliatura, con tutti i suoi limiti e in ogni sfaccettatura, ha ottenuto dei risultati positivi. Fermo restando che bisogna sempre crescere e migliorarsi, ritengo che questo deve essere, da qui alla fine del mandato, il presupposto per poter raggiungere altri risultati.
  • Lei ha scritto di aver “implorato” un tempo di riflessione e riorganizzazione per il centrosinistra. Come immagina questa riorganizzazione? Pensa che sia realistico attuarla prima della fine del mandato?
  • Ho letteralmente implorato, anche successivamente al termine della mia carica di capogruppo, una riorganizzazione interna, anche alla luce dei nuovi cambiamenti e degli ingressi di nuovi consiglieri nelle fila del PD. Questo significa accogliere nuove idee, nuovi propositi, senza mettere da parte scelte di protagonismo e desiderio di affermarsi sulla base di appartenenze legate solo a una data, come se una lunga militanza rappresentasse il diritto di prevaricare sulle “new entry”.
  • Nel suo intervento parla di umiltà come caratteristica essenziale per una classe politica forte. Ritiene che questa qualità sia presente nella politica locale? Quali esempi concreti potrebbe citare?
  • La politica è vocazione ed esige umiltà. Noi siamo al servizio della cittadinanza, espressione delle loro scelte, affinché possiamo sostenere interessi per il bene della comunità. L’umiltà deve ricordarci, in ogni dove, che sediamo su una sedia per delega dei nostri cittadini. Questo è l’esempio concreto che deve essere il motore delle nostre scelte.

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