La trasmissione “Il Presidio” su Raitre ha descritto uno spaccato del lavoro della Compagnia dei Carabinieri di Caivano.
Un’ora intensa di riprese di arresti, posti di blocco, sequestri, controlli.
Come giustamente scritto dai giornalisti di Rai 3, Caivano era un “non luogo”. Inesistente nelle mappe delle istituzioni e dei Governi. Ciò ha determinato il totale controllo dei clan sulla vita delle persone, in particolar modo dei residenti del Parco verde, quindi il rafforzamento della criminalità sul territorio che si è giovata dei proventi della droga per alimentare il sistema, finanche facendo patti con la politica locale.
I Carabinieri hanno spiegato anche dal punto di vista geografico che la crescita del mercato della droga nel Parco verde era dovuta alla sua posizione strategica situata all’uscita dell’asse mediano. Così per spacciatori e drogati è stato più semplice reperire gli stupefacenti. Nel Parco verde arrivavano anche dalle provincie più distanti come Benevento ed Avellino.
Nonostante l’impegno profuso, il numero dei Carabinieri a Caivano era esiguo rispetto al fenomeno dello spaccio, alla rete di uomini e mezzi che i clan mettevano in campo.
Ha ragione da vendere il Capitano Antonio Cavallo, giovane comandante della Compagnia, quando dice che i Carabinieri erano l’unico presidio dello Stato.
Poi dal primo settembre 2023, la storia è cambiata.
Sono arrivati centinaia di nuovi Carabinieri, il territorio è stato pattugliato per mesi anche dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza. Si sono susseguiti arresti, disarticolati i clan e le piazze. Un monito anche per i consumatori che hanno preso altre strade. Il commercio della droga è stato arginato. La pressione dei clan si è allentata mentre la cittadinanza ha cominciato ad abituarsi al nuovo corso.
Le riprese televisive hanno seguito i Carabinieri in un’azione di controllo nel campo rom, esitato con decine di sequestri di auto senza assicurazione. Ancora una volta sono state riprese le condizioni inumane in cui vivono i rom tra baracche, rifiuti di ogni genere e taluni veicoli risultati rubati pronti per essere smontati ed immessi nel mercato nero dei ricambi.
Dalla trasmissione è emerso che a Caivano l’ampia domanda di droga è il risultato della larga fascia della popolazione che ne fa uso. I Carabinieri hanno svelato che il consumo è diffuso anche tra insospettabili lavoratori, da padri di famiglia che dilapidano risorse poiché rimasti schiavi della dipendenza, da professionisti locali.
L’ offerta si è adeguata alla domanda di stupefacenti che si diversifica per il consumo anche a seconda del reddito. I clan hanno abbassato il prezzo del crack per aumentarne il consumo. Quanti non possono permettersi la cocaina diventano abituali consumatori di crack. La dipendenza dalla droga di molti cittadini potrebbe essere uno dei motivi di una diffusa, ma minoritaria acredine nei confronti dei provvedimenti del Governo Meloni.
Il lavoro delle forze dell’Ordine sta cambiando una certa mentalità locale abituata alla sub cultura della illegalità.
Ora nelle zone più difficili, i bambini hanno ammirazione per i Carabinieri.
I simboli del male sono stati sostituiti dagli agenti. Accanto ai vari spiderman e batman, i bambini che si travestono da Carabinieri e Poliziotti sono sempre di più. Magari saranno i futuri tutori dell’ordine.
A dispetto della sinistra locale che mai elogia i Carabinieri e le Forze dell’Ordine, anzi derideva finanche i blitz, il candidato a Sindaco della coalizione civica Caivano Conta, Antonio Angelino, ha mostrato la sua gratitudine verso l’Arma: “Ho guardato con interesse la puntata de “Il Presidio”. la docu-serie ha raccontato con riprese dirette il gran lavoro svolto dalla Compagnia dei Carabinieri di Caivano guidata dal Capitano Antonio Cavallo. Tutti abbiamo avuto la possibilità di vedere con quanta abnegazione, costanza e dedizione siano quotidianamente impegnati i militari dell’Arma nel controllo del territorio.
In particolare, la trasmissione ha evidenziato il grande lavoro svolto dai Carabinieri per arginare il fenomeno dello spaccio di droga che, purtroppo ha danneggiato ed etichettato a lungo la vita della nostra comunità. Talvolta davvero non ci si rende conto di quanto lavoro, quanto studio e quale coraggio vi sia dietro all’enorme lavoro finalizzato al ripristino della legalità. In pochi mesi, gli uomini e le donne che indossano con onore quella divisa hanno disarticolato oltre venti piazze di spaccio, arrestato centinaia di soggetti criminali, garantendo maggiore sicurezza in città: grazie al coordinamento tra Carabinieri, Forze dell’Ordine e Magistratura, Caivano non è più la più grande piazza di spaccio d’Italia, si inizia a respirare un’aria nuova, libera dai condizionamenti.
Risulta comunque evidente che i problemi non sono stati tutti risolti, Caivano ha bisogno di un grande lavoro per recuperare il gap economico sociale accumulato in decenni, altresì necessita di opportunità di lavoro concrete per giovani e meno giovani, per le famiglie in difficoltà. Lavoro che restituisca dignità e che possa essere fondamento diffuso di legalità. Ci auguriamo e siamo certi che tutto ciò possa accadare in fretta, a maggior ragione adesso che le Istituzioni appaiono più vicine.
Questo processo in atto ha inoltre consentito ai tanti cittadini perbene di Caivano, alle associazioni territoriali, di sentirsi co-promotori di una rinnovata ed estesa cultura della legalità che è da sempre patrimonio valoriale della nostra comunità. Per questo motivo, insieme a questa larga maggioranza della cittadinanza caivanese, sono grato al Capitano Antonio Cavallo e all’intera Compagnia, così come a tutti gli uomini e le donne che durante il periodo più complicato della nostra comunità hanno messo le loro competenze e la loro professionalità al servizio della città.
Il percorso di rinascita è tracciato, non mancheranno momenti complicati, ma di certo le future generazioni potranno beneficiare di tutto il lavoro svolto in questi mesi”.