Le elezioni regionali sono alle porte. Dopo che gli hanno arrestato la collaboratrice, Martusciello di Forza Italia si è tirato fuori dalla corsa per la presidenza della Regione Campania. Pareva un nome inamovibile per Forza Italia, invece alla prima brezza giudiziaria il partito che fu di Berlusconi si è ritirato dalla corsa.
Per il centrodestra restano in campo due candidature autorevoli: l’attuale ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ed il viceministro del Ministero degli Esteri Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia. Quest’ultimo ha dato la sua disponibilità alla candidatura mentre Piantedosi non ha mostrato alcun entusiasmo. Il nome del Ministro degli Interni è sponsorizzato dalla Lega che ha messo in campo senza troppa convinzione anche la candidatura di Giampiero Zinzi che da ex uomo di centro, figlio della nobile tradizione politica democristiana si sta adeguando al livellamento verso il basso della politica attuale.
Zinzi nella Lega appare un pesce fuor d’acqua. Eppure alla kermesse leghista di Napoli, il parlamentare campano ha presentato il “capitano” Salvini mentre prima di lui si sono alternati una serie di soggetti che hanno tessuto le lodi del leader.
La Lega campana è composta da gente che prima di Salvini aveva tessuto le lodi di vari leader di centrodestra, oggi applaude il “capitano”. Non si è ben capito capitano di cosa. Di fregata, di vascello, di una squadra?
Già dalle terminologie adottate si capisce il decadimento della politica in generale.
La Lega in Campania ha una classe dirigente di riciclati d’ogni genere. E’ l’Udeur del centrodestra. Chi non trova spazio in Forza Italia ed in Fratelli d’Italia, se ne va tra i leghisti che hanno preso tutta la vecchia dirigenza post missina da sempre perdente in Campania. Alle prossime regionali la lista sarà un revival di vecchie glorie e globe trotter della politica locale. Pare annunciata la candidatura di Michela Rostan. Viene eletta per la prima volta nel Pd alla Camera dei deputati. Poi passa con Articolo Uno perché lei è autenticamente di sinistra, vota contro il referendum di Renzi, poi passa con Renzi perché nel frattempo è diventata riformista. Vota la fiducia al Governo “Conte bis” rompe con Renzi e finisce nel gruppo misto. Salta la staccionata e passa con Forza Italia perché diventa: “garantista, moderata, europeista”. Ora sta nella Lega.
Un tempo la Rostan andò a Caivano a manifestare contro la destra dell’ex sindaco Simone Monopoli insieme all’Arcigay. Oggi milita nello stesso partito di Vannacci.
A sua volta Renzi che per raccattare qualche consenso in Campania si è affidato al gruppo Cesaro. Il figlio del più noto “Gigino Cesaro” ex ras di Forza Italia coinvolto con i fratelli in una indagine antica, è oggi il segretario regionale di Italia Viva.
A sinistra pure c’è uno sconquasso. Molto dipenderà dall’esito del ricorso presentato dal Governo contro l’approvazione della legge sul terzo mandato del Consiglio regionale campano. Il destino (politico) Vincenzo De Luca sarà deciso il 9 aprile. Se i giudici costituzionali riterranno fondate le argomentazioni del governo, che sostiene l’impossibilità per una Regione di disconoscere la legge nazionale, per De Luca si chiuderà definitivamente la porta di “Santa Lucia”. Se invece la Consulta riconoscerà l’autonomia regionale su questa materia e dichiarerà legittimo che un consiglio regionale, De Luca potrà tornare in campo per la terza volta. E vincerà con o senza il Pd.
Il fatto che ruoti tutto intorno ad una sentenza dimostra ancora una volta la debolezza dei partiti politici, soprattutto in Campania.
Non finirà con la sentenza il duello rusticano tra Elly Schlein e Vincenzo De Luca.
Il quadro potrebbe scomporsi con tre schieramenti in campo che metterebbero in gioco il centrodestra sempre che faccia liste competitive.
Dalle dichiarazioni della Segreteria nazionale, De Luca non dovrebbe essere il candidato del Pd, ma si sa che in politica tutto si può dire e contraddire. Lo stesso De Luca potrebbe alla fine ripiegare garantendo le posizioni dei suoi, accordandosi con i “parassiti romani” come li chiama lui, dimenticando spesso che tra i banchi della Camera siede pure il figlio.
C’è poi l’incognita dei cinquestelle. Non dovrebbero allearsi con De Luca, anzi pare che pretendano il candidato alla presidenza della Regione Campania che dovrebbe essere Fico oppure l’ex ministro Sergio Costa. Pure i cinquestelle però hanno abituato gli elettori a dire una cosa e farne dieci diverse.
Dalle parti di Napoli appaiono chiare alcune candidature. Il Pd schiera l’artiglieria pesante con i sindaci candidati: su tutti il primo cittadino di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno, uomo di punta della corrente di Mario Casillo, mentre è pronto anche Marco Antonio del Prete sindaco di Frattamaggiore.
Non è scontata la candidatura di Giuseppe Cirillo, Sindaco di Cardito, ma soprattutto vicesindaco della Città Metropolitana.
A nord di Napoli pare voglia scendere in campo anche il sindaco di Frattaminore Bencivenga che non dovrebbe essere candidato nel Pd.
Tra i probabili candidati alla Regione dovrebbe scendere in campo l’ex sindaco di Cardito, Giuseppe Barra. L’ultima volta pur risultando primo con la lista di centro di Mastella non è diventato consigliere regionale poichè non scattò il seggio a Napoli, stavolta non può sbagliare nè lista, nè coalizione.
Peppe Barra alla Regione sarebbe una nota positiva tra centinaia di candidati improvvisati, tra figli, mogli, amanti e nipoti di politici. Quelli che lo conoscono sanno che Peppe Barra alla Regione avrebbe la porta aperta ed il telefono acceso. E sarebbe pure un consigliere capace di avere un ruolo politico di indirizzo e di collegamento col territorio.
In un sistema politico decadente, con partiti senza spinta ideale, anche il voto alla Regione va interpretato come l’espressione della fiducia personale. Peppe Barra punta certamente sulla fiducia poiché ha dimostrato di saperla ricambiare.