di Antonio Mattia
Se li ricordano tutti gli esaltati europeisti che denigravano come pericolosi sovversivi tutti quelli che manifestavano la propria contrarietà alle politiche della Unione Europea. Per un decennio i cosiddetti “sovranisti” cioè quelli che puntano a politiche di maggiore autonomia dall’Europa per gli interessi nazionali, sono stati etichettati come seguaci delle teorie nazionaliste.
Oggi, la protesta dei trattori apre gli occhi dei cittadini europei, smaschera i finti europeisti e, dopo decenni, rivela che l’Unione Europea non è la panacea di tutti i mali, ma una organizzazione economica piegata, talvolta, agli interessi delle lobbies, cedevole alla corruzione, fallita sotto il profilo delle politiche sanitarie e della difesa comune.
Un gigante burocratico con i piedi di argilla dalla quale con non poco orgoglio nazionale il Regno Unito è uscito. La Brexit avrebbe dovuto rappresentare chissà quale disastro per il Paese di Sua maestà Carlo terzo che invece se la cava bene. Anzi uscì pure dalla pandemia prima dell’Europa comunitaria.
Uscire dall’Europa pare non sia possibile, cambiarla, invece, è l’obiettivo dei sovranisti nemici giurati degli Europeisti alla Prodi, Matteo Renzi, Calenda, Emma Bonino fino ad Elly Schlein segretaria del partito democratico.
La protesta dei trattori è l’epilogo delle politiche oltranziste dell’Europa tant’è che pure la Von der Layen, presidente della Commissione Europea, ha fatto marcia indietro su tutte le sue proposte di riforma della politica agricola comunitaria.
In Italia, il Pd ha tentato di cavalcare il trattore additando la Meloni per le manifestazioni degli agricoltori italiani, senza sortire alcun effetto credibile.
Ormai il Pd si butta su tutto, pur di attaccare il governo e la Premier Meloni, alla quale ha lasciato istituzioni europee incapaci ed un paese, l’Italia, senza soldi. Eppure la Schlein era deputata europea quando Parlamento il riunito in seduta plenaria, approvò l’importazione senza dazi in Unione Europea di 35.000 tonnellate in più all’anno di olio d’oliva prodotto in Tunisia.
A votare quel provvedimento capestre che danneggiò i produttori di olio italiano, che nel mondo è rinomato per l’alta qualità, furono proprio i deputati del Pd. Si scoprì che il primo ministro tunisino, Habib Essid, che è uno dei maggior produttori di olio in Tunisia, impiegò quasi 45 lunghissimi minuti per convincere l’allegra brigata italiana del PD affinché il provvedimento passasse senza intoppi.
All’epoca era Matteo Renzi il Premier italiano e capo del Pd, ma era in buona compagnia. Votarono a favore del provvedimento quelli che furono definiti la “banda del frantoio”, cioè i politici che fecero entrare in Italia litri di olio tunisino non controllato ed a basso prezzo. Guarda un po’ tra quelli che l’olio tunisino non lo metteranno mai sulle insalatine servite a Cernobbio, c’era Mercedes Bresso, Europarlamentare del Pd, già presidente della Regione Piemonte e presidente della Provincia di Torino; Sergio Cofferati ex segretario della CGIL, udite udite Andrea Cozzolino insieme ad Antonio Panzeri protagonista del Quatargate, quello che aveva le borse piene di soldi riuempite da faccendieri per conto del Marocco, ed ancora l’attuale sindaco di Roma Roberto Gualtieri, la congolese Cécile Kyenge, già ministro per l’integrazione nel Governo di Enrico Letta, poi Massimo Paolucci, responsabile della segretria del Ministro Speranza al tempo del Covid e degli acquisti di Arcuri commissario straordinario anticovid, e poi ancora c’era Gianni Pittella e Renato Soru, attuale candidato alla Presidenza della Regione Sardegna (stavolta contro il PD), Patrizia Toia ex ministro per i rapporti con il Parlamento con il presidente Giuliano Amato e poi ministro per le Politiche comunitarie con il governo D’Alema, Flavio Zanonato, ex Ministro dello Sviluppo Economico nel Governo Letta. L’allegra compagnia di Europeisti ad oltranza erano tutti del Pd.
E sempre del Pd o comunque socialisti europei sono quelli che nelle Istituzioni dell’Unione fanno il bello ed il cattivo tempo. Come quando la Commissione Europea rideterminò le giornate di pesca nel mediterraneo, o quando nel 2019 aumentò la misura delle reti per i pescatori o nel 2023 ridusse la pesca a strascico. Tutte misure che da un lato danneggiano le imprese europee, soprattutto italiane, dall’altro favoriscono l’ingresso in Europa e dunque in Italia di quantitativi di pesce proveniente dai paesi extraeuropei.
Questa è l’Europa. Una Istituzione lontana dalla realtà, piegata da interessi lobbistici come quelli della green economy che con la scusa dell’ambientalismo impone tecnologie e produzioni extraeuropee e danneggia l’economia nostrana.
L’Unione guidata dai socialisti europei e spalleggiata dai partiti europeisti nazionali si è mostrata incapace di proteggere la propria economia dall’assalto del capitalismo sfrenato e senza regole della Cina.
Gli agricoltori hanno ridestato la pubblica opinione, ecco perché anche la Presidente Von der Layen fa grandi passi indietro.
Si avvicinano le elezioni europee e potere potrebbero cambiare gli equilibri sovranazionali. I cosiddetti “sovranisti” che altro non sono che i Conservatori europei hanno buone possibilità di essere determinanti per la formazione del prossimo governo dell’Unione. Fino ad oggi, l’Unione europea ha dimostrato solo la sua fallibilità e gli europeisti hanno perso ogni barlume di credibilità.
E pensare che in Italia c’è pure un partito, che in realtà è una costola del Pd, che si chiama “Più Europa”, ma sarebbe meglio chiamarlo “anche meno” .