Casoria: Il M5S minaccia “querele a sfizio” Ex consigliera grillina, usando un lessico da navigato galeotto, tenta il bavaglio alla stampa libera?

Il mio primo articolo pubblicato su di un periodico (NapoliNord) è datato 1995. In quasi trent’anni di attività giornalistica ho “collezionato” ben tre, “dico tre” tentativi di querela. Effettivamente una miseria. La prima, “quella che non si scorda mai”, la tentò tale Arcangelo Brancaccio ex consigliere regionale ed ex sindaco di Orta di Atella, cittadina devastata dalla cementificazione selvaggia sita in provincia di Caserta. Lo definii in un articolo rilanciato poi anche dal TG 5, un “delinquente”.

Era il periodo in cui il clan dei Casalesi viveva, per così dire, il “massimo splendore” e Michele Zagaria rintanato nel suo bunker a Casal di Principe non aveva ancora incontrato le manette di Catello Maresca.

Quando arrestarono Brancaccio, lo mandarono in soggiorno obbligato a Fondi, a meno di 300 metri da casa mia, ma fu un caso.

La seconda querela mi arrivò qualche anno dopo. Portava in calce la firma del dottor Francesco Russo, all’epoca sindaco di Frattamaggiore (oggi siamo diventati buoni amici. Almeno lo spero). Avevo pubblicato sul sito “La Contea Atellana” documenti pubblici corredati di dati “sensibili”. Il garante per la privacy archiviò prima ancora che lo facesse un magistrato.

La terza querela, quella apparentemente più preoccupante però, mi arrivò a tempo di record dall’allora presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, infervorata non poco a causa di un fotomontaggio burla. All’epoca, ricordo che la Boldrini pretese che ad inquisirmi per vilipendio alla terza carica dello Stato fosse l’allora potente toga Luca Palamara. Il castigamatti, poi pentito, che metteva nel mirino tutto quello che si muoveva a destra. Dai politici ai giornalisti.

Il Palamara si ritrovò per l’occasione, affiancato da un altro importante magistrato, quel Nello Rossi titolare effettivo dell’inchiesta.

Ricordo ancora l’imbarazzo dei due magistrati costretti ad interrogare negli uffici di piazzale Clodio un modesto cronista di provincia per una copertina satirica pubblicata su facebook. Superfluo aggiungere che anche questa querela fece la fine delle altre due precedenti. Archiviata. Ma questa è storia vecchia. Correva l’anno 2013. Oggi, a quanto pare, i tempi e le usanze sembrano essere cambiate.

Le querele oggi si preannunciano via social. E’ il caso della signora Elena Vignati, esponente casoriana del Movimento 5 stelle che, con un post ambiguo se non addirittura inquietante, minaccia “querela a sfizio” (testuale così come riportato dallo screenshot). Una definizione decisamente nuova, tant’è che a prima lettura, abbiamo pensato all’ennesima stravaganza del legislatore in materia di giustizia, ma poi abbiamo realizzato trattarsi di “uso di lessico disinibito”.

Ancora una volta la politica cerca di brandire lo spauracchio della querela al fine di imbavagliare la stampa libera. E questo, la signora Vignati lo fa subito dopo aver apostrofato come “giornali di quarto e quinto ordine” (sarebbe interessante capire quali giornali locali siano da annoverare come quelli di primordine), e come “Carogne senza dignità”, senza disdegnare un lessico oggettivamente poco lusinghiero del quale non sapremmo giudicare quanto abbia di memoria cinematografica e quanto di “farina del proprio sacco” allorquando la signora (ma non prendete tutto alla lettera), esordisce con la massima “Anello davanti e serpente alle spalle”.

Frasi in uso una volta in ben noti ambienti malavitosi, e oggi, probabilmente rispolverati dal “nuovo che avanza” fra gli scranni della politica locale. Funzioneranno? Noi, in tutta sincerità, non ci scommetteremmo neanche un centesimo bucato.

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