Fallimento: il cerchio magico di Falco e Semplice scioglie l’amministrazione. Spezzata la corda, ora l’ex sindaco getta le colpe sui consiglieri e sulla borghesia che non vuole confrontarsi con i politici caivanesi

Fallita un’altra amministrazione, ma è già cominciato lo scaricabarile del sindaco e dei suoi accoliti sui social. Il tentativo è additare i consiglieri che hanno sottoscritto le dimissioni contestuali. Un tentativo ridicolo. Quando un’impresa fallisce è sempre colpa degli amministratori e mai dei creditori che chiedono il rispetto delle obbligazioni.

L’amministrazione di Enzo Falco aveva un debito morale e politico con gli elettori che non ha rispettato. Alla fine è questa la causa principale dello scioglimento.
Falco aveva uno slogan elettorale: “L’orgoglio di essere caivanesi”.
Oltre due milioni spesi senza gare di appalto per avere strade dissestate e solo negli ultimi mesi rifatte, in parte, a costi esorbitanti. C’è poco da essere orgogliosi.
Nessun vanto può esservi per l’abbandono delle strutture sportive come il campo Faraone, il campetto nella zona Scotta, la Delphinia dove è stato trovato un morto. Non bastavano i topi morti per strada, a terra si ritrovano persino i cadaveri.
Caivano non ha nulla da invidiare agli altri Comuni” aveva dichiarato l’ex sindaco Falco. Eppure la squadra di calcio caivanese giocherà a Cardito, nel vicino Comune dove sta sorgendo un teatro e già c’è un grande parco pubblico accogliente. La villa di Caivano invece è terra di nessuno.
Per cosa devono sentirsi orgogliosi i caivanesi?
In tre anni, l’amministrazione Falco non è stata in grado di fare la gara per la raccolta dei rifiuti e per la mensa scolastica mentre la sosta a pagamento è fallita. 
Aveva promesso l’orgoglio, ha lasciato la vergogna, le macerie, l’ennesima occasione persa.
Risuonano le parole del consigliere Pippo Ponticelli: “Non siamo stati nemmeno in grado di mettere una panchina per gli anziani”. E Ponticelli era tra quelli che hanno chiesto sempre maggiore collegialità, cambio di marcia, assessori competenti, trasparenza e legalità.
Non ha mai avuto una risposta, in qualche modo il Sindaco lo ha accompagnato dal Notaio.
Alle denunce pubbliche il Sindaco ha sempre fatto spallucce: “Andate dai Carabinieri”.
Con il Pnrr sono arrivati soldi a tutti gli Enti locali, a Caivano si sono persi tre anni in una asfittica guerra per le poltrone finita come tutti sanno.  
Additare i firmatari delle dimissioni non laverà la coscienza politica del Sindaco e del suo cerchio magico rispetto al fallimento.
Tutto ciò che non è stato fatto in tre anni, non sarebbe stato realizzato negli ultimi due, per altro senza una maggioranza.
L’ex Sindaco si scaglia anche contro quella che chiama la “borghesia illuminata” di Caivano perchè non scende in campo. Con chi dovrebbero avere a che fare i “borghesi illuminati”?
Con gente che campa dello stipendio di assessore o del gettone in commissione?
Con politici che cambiano partito ogni tre mesi?
Con gente senza arte, né parte?
Con nullafacenti di professione, semianalfabeti o con abbuffini mai sazi?
Il Sindaco faccia mea culpa ed abbia invece il coraggio di chiedere scusa ai cittadini per aver affondato l’amministrazione.
Sì, perché le cause della disfatta sono sue e di Mimmo Semplice insieme ad una pletora di soggetti che non rappresenta nulla fuori dall’amministrazione.
Enzo Falco cominciasse col ricordare che lui non ha costruito la coalizione di centrosinistra, ma gli hanno dato un’accozzaglia di soggetti protagonisti dei fallimenti degli ultimi trent’anni.
Lui non è stato scelto perché era più forte, ma perché serviva un sindaco debole, senza partito, in grado di mettere insieme il Pd che pretendeva Mimmo Semplice sindaco e non voleva cedere la leadership a Francesco Emione cioè al più votato di Caivano.
Enzo Falco ha vinto perché l’ex deputato dei cinquestelle Vincenzo Spadafora venne a siglare l’accordo tra grillini e la vecchia classe dirigente impolpata di soggetti in conclamata continuità col passato. Ironia della sorte Spadafora è stato trombato alle elezioni ed Enzo Falco è stato mandato a casa da un consigliere dei cinquestelle. La politica si vendica. Sempre.
Non poteva durare. Tre anni sono stati anche troppi. E se Falco ha già perso la memoria è facile ripercorrere le tappe della disfatta. Nella prima giunta Falco aveva inserito soggetti che erano incompatibili poiché non avevano pagato i tributi comunali. Il primo esecutivo è andato subito in crisi, i partiti si sono dissolti. Subito “Noi Campani” ovvero il gruppo legato a Mastella e Peppe Barra (Mimmo Falco,  Tonia Antonelli e Lionelli) ha cominciato a tirare calci per un assessorato in più. Falco potrà ben ricordare che membri della sua maggioranza dopo un anno erano già davanti al Notaio per mandarlo a casa. Nessuno ha mai saputo il motivo del ripensamento.
E’ stata la volta della querelle degli assessori sfiduciati dai loro stessi partiti, revocati e rinominati. Passi per Pasquale Mennillo forse l’unico che sapeva mettere quattro punti in un bilancio, ma non si è mai capito perché Mariella Donesi e Tonia Antonelli dovessero stare per forza in giunta.
L’ex sindaco Enzo Falco dimentica i fatti degli ultimi consigli comunali quando ha promesso: “mai tecnici in giunta” e poi li ha nominati; ha promesso l’azzeramento e poi ha rinominato alcuni vecchi assessori lasciando a casa altri.
Una delle cause della disfatta è anche dovuta al ritorno di Mimmo Semplice che ha sfasciato il Pd, ha preteso dapprima due assessorati poi d’accordo col nipote del sindaco, Marcantonio Falco, ha fatto nominare D’Angelo e Virna Paribello. Il primo fedelissimo di Semplice, la seconda è la moglie del segretario del Psi carditese, due volte candidato contro il Sindaco di Cardito nonchè vicesindaco della città metropolitana, Peppe Cirillo.
Enzo Falco ha mortificato i cinquestelle per fare spazio in giunta ad un nome avanzato dal nipote. A sua volta, il Pd ha avallato la nomina, umiliando gli ex assessori Della Rocca e Pierina Ariemma, unici a restare fuori dalla giunta, come se fossero i soli colpevoli del fallimento.
E poi ancora, l’ultimo schiaffo ai consiglieri comunali è stata la nomina del revisore dei conti fatta all’interno del cerchio magico dopo una seduta consiliare andata deserta.
Falco avrebbe dovuto anticipare lo scioglimento, dimettendosi e tentando il rilancio amministrativo. Invece, pur sapendo di non avere la maggioranza, ha spezzato la corda, con grande giubilo di Mimmo Semplice che così ha anticipato la sua corsa a sindaco, sulla pelle della città, come al solito.

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