Enzo Falco ripropone il fallimento. Pronto a candidarsi insieme alla vecchia classe dirigente. I nuovi puntano su Antonio Angelino.

Con un manifesto sullo spazio per le comunicazioni funeree, il PD rappresenta la “morte della verità”. La realtà è del tutto diversa dalla narrazione dell’ex sindaco Falco e dei suoi accoliti che si sono visti togliere la scodella. Non sarà miracoloso resuscitare la verità. I fatti che il PD ed il Sindaco non vogliono raccontare sono quelli che hanno determinato lo scioglimento. Falco non è stato cacciato dalla minoranza, ma da tredici consiglieri comunali ovvero dalla maggioranza del consiglio. Le firme sarebbero potute essere quattordici (con Giovanna Palmiero (acerrima avversaria dell’amministrazione ), o anche quindici perché la consigliera Paolella, uscita dal PD, si era dimostrata dissidente. Quindi, se in tre anni il sindaco ha perso consiglieri e finanche il sostegno del movimento 5 stelle, non può additare nessuno, se non la sua incapacità di essere leader. D’altronde Falco ha la memoria corta e non ricorda che alle ultime elezioni comunali ha preso meno voti delle liste. Si è candidato alle provinciali e la sua maggioranza non lo ha votato (1 solo voto su 15, forse quello del nipote).
Nemmeno il PD può lamentarsi. Su quattro consiglieri ne ha persi due mentre il nipote del sindaco e la consigliera Sirico si erano autosospesi. Il Pd non aveva più un gruppo consiliare.

Insomma, l’ex sindaco ha perso pezzi per strada, ormai non era nemmeno in grado di far svolgere un Consiglio Comunale, era rimasto solo nel suo cerchio magico.
Le chiacchiere social degli ultimi giorni sono poi smentite dai fatti. Nel decreto di scioglimento il Prefetto lo ha preso a sberle. Il Prefetto ha certificato che l’ex Sindaco era stato incapace di mantenere la stabilità di governo e di portare avanti il programma.
Una sberla dietro l’altra. È delle ultime ore la notizia che la Corte dei Conti abbia chiesto i consuntivi dal 2011 al 2015 rispetto alle responsabilità del dissesto. Dunque,  la Corte dei conti ridicolizza il PD. È vero che hanno ereditato il dissesto, ma è ancora più vero che dal 2011 fino al 2014 ha governato la stessa classe dirigente che è stata mandata a casa con Enzo Falco. Anzi c’erano anche soggetti che il dissesto poi lo hanno votato.  L’amministrazione Falco era in conclamata continuità col passato prossimo e remoto. Il PD ha ereditato il dissesto che ha causato.
Ma Enzo Falco con sperzzo del pericolo, si vuole ricandidare a sindaco insieme alla vecchia classe dirigente. Falco vuole difendere e portare avanti il modo di gestire del passato. Forse domani, annuncerà la sua candidatura e chiederà agli elettori un giudizio sui risultati raggiunti: milioni di euro in somme urgenze, nessuna gara di appalto realizzata, nessun impianto sportivo riaperto, il fallimento della sosta a pagamento, degrado ovunque, scuole abbandonate, topi morti per strada, assessori sospettati di non pagare tributi locali, un’amministrazione sempre in crisi. L’ex sindaco rivendica tutti questi risultati raggiunti con la vecchia classe dirigente. Le prospettive non sono quelle della vittoria. Se avesse avuto una sola possibilita di vincere, sia Mimmo Semplice capo del PD che Francesco Emione leader di Italia viva, avrebbero posto la propria candidatura.

Invece, con un PD dimezzato, senza i 5stelle, senza i consiglieri che ha perso per strada, appena uscito da un fallimento, per Falco sarà una debacle.

Il futuro di Caivano è riposto in una nuova classe dirigente, e per ora, l’unico che ha una base già pronta, è il giovane Antonio Angelino. Il suo progetto non si è sfasciato, molti giovani professionisti locali sono pronti di nuovo a scendere in campo, altri si stanno aggiungendo in queste ore. La città si aspetta qualcosa di completamente diverso. Alle prossime elezioni si contenderanno il governo della città la vecchia classe dirigente con Enzo Falco e la nuova con Antonio Angelino.

 

 

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