Tanto tuonò che piovve. L’amministrazione guidata dall’ex Enzo Falco è stata sciolta per infiltrazione della camorra dopo gli arresti degli ultimi giorni.
Per la seconda volta consecutiva, Caivano subisce l’onta dello scioglimento. Ben due scioglimenti in sei anni.
Il sindaco Enzo Falco, insieme ai consiglieri ed agli assessori rimasti liberi, può chiudersi in una caverna (per non dire altro) e non farsi vedere mai più anche perché in campagna elettorale aveva promesso di voler “ritrovare l’orgoglio di essere caivanesi”.
Nessun orgoglio. Solo vergogna.
Avevamo scritto che l’amministrazione Falco fosse in conclamata continuità con quelle precedenti. In campagna elettorale Enzo Falco si assunse anche la responsabilità delle liste. Allora, se ne è ancora convinto, dovrebbe fare ricorso al Tar contro lo scioglimento.
A Caivano la democrazia resterà sospesa per altri due anni, con la speranza che la prossima volta si faccia una vera pulizia.
E’ stata smascherata platealmente la doppia morale della sinistra locale.
Le responsabilità della classe dirigente caivanese sono sotto gli occhi di tutti. E non solo quelle di rilievo penale, ma le omertà, le connivenze, l’incapacità, il clientelismo.
Le accuse che sono state rivolte all’ex sindaco Monopoli, persino su facebook da Marcantonio Falco, eletto poi nel Pd, e nipote del Sindaco Falco, ora si sono ribaltate.
Il nipote consigliava agli sciolti per camorra di andare via da Caivano. Sicuramente, il buon Marcantonio starà facendo i biglietti per tutti: parenti e compagni. Chiedeva ai “monopoli boys” di mettere la testa sottoterra, poi suo zio li ha candidati quasi tutti e si è fatto sciogliere. Chissà la testa dove l’ha infilata.
Anche perchè quello che è emerso dalle indagini, non si era visto con l’ex sindaco di centrodestra.
Grazie ad un’attività d’indagine capillare è stata scoperta “l’altra Caivano”, quella dei rapporti tra politici, camorristi, imprenditori per il controllo degli appalti, per la organizzazione delle scuole, per le nomine di funzionari ed assessori.
In trecentocinquanta pagine, i Pm della Procura di Napoli, di concerto con la Direzione distrettuale antimafia hanno descritto la esistenza di un sistema basato sul condizionamento degli affidamenti dei lavori pubblici da eseguirsi presso il Comune, e fondato su episodi corruttivi, che vedevano protagonista il dirigente del settore lavori pubblici e manutenzione Vincenzo Zampella, il quale in accordo con l’assessore Carmine Peluso, il consigliere Alibrico Giovambattista detto Giamante, un tecnico privato, ed esponenti politici di rilievo come Armando Falco, segretario di Italia Viva e nipote del Sindaco Enzo Falco, aventi il ruolo di intermediari, procedevano ad affidamenti di lavori, (per i quali si sono accertati anche vari episodi di turbativa d’asta) a ditte compiacenti.
Nel procedimento è coinvolto anche l’ex assessore del Pd Arcangelo Della Rocca che non è stato arrestato, dal quale è partita tutta l’indagine.
Tutti gli arrestati e gli indagati sono presunti innocenti. Nessuno è condannato.
E’ emerso che le imprese, in cambio di aggiudicazioni, versavano tangenti al funzionario e/o agli amministratori comunali, ed erano pure costrette a pagare il pizzo al clan tramite l’intermediazione dei politici.
I Pm hanno scritto che grazie alle prove acquisite è stata accertata la pericolosità, la pressione criminale costante e l’egemonia esercitata sul territorio caivanese dal clan dominante, attraverso la stretta e fattiva collaborazione di vari amministratori e funzionari comunali che con il loro contributo è riuscito ad avere il controllo assoluto sull’attività amministrativa, in particolare, ma non solo, sull’assegnazione dei lavori pubblici, giovandosi di un inquietante e diffuso clima di omertà e di intimidazioni perpetrate anche nei confronti di consiglieri comunali non disposti a seguire le indicazioni del sodalizio.
Al di là delle questioni penali, vi sono responsabilità politiche altrettanto gravi di tutti i componenti dell’amministrazione uscente. Innanzi tutto, dell’ex sindaco Enzo Falco che, per due mesi, ha criticato i consiglieri che hanno sciolto l’amministrazione.
Ora non scrive più. Anzi, ora tutti si aspettano un post per ringraziare i consiglieri che hanno liberato Caivano dalla sua amministrazione sciolta per camorra.
L’ex sindaco Enzo Falco ha enormi responsabilità politiche.
Per altro, secondo quanto hanno scritto i PM, Enzo Falco avrebbe anche mentito quando è stato escusso.
Per esempio, ha detto che gli appalti senza gara erano un’eccezione. Invece, gli affidamenti diretti “per somma urgenza” costituivano di fatto la regola.
Aveva parlato della esistenza un avviso pubblico volto ad individuare l’elenco di ditte a cui affidare gli incarichi, invece le aggiudicazioni avvenivano ad esclusiva discrezionalità del funzionario.
Dopo essere stato ascoltato dagli investigatori, Enzo Falco ha chiesto al vicesindaco Tonia Antonelli di mentire agli altri membri della maggioranza e dire di essere stati in Prefettura altrimenti: “sarebbe scoppiata un’ira di Dio ..Anzi – dice l’ex sindaco intercettato – stasera non faccio nessun azzeramento, se vogliono votare votano, altrimenti ce ne andiamo a casa...”.
Il vicesindaco Antonelli aveva capito la gravità della situazione e rispondeva ad Enzo Falco: “Qui ci sciolgono un’altra volta”, ma il Sindaco replicava “Non credo, il problema è che qui non c’è la maggioranza”.
Ironia della sorte, una volta è stata sciolta l’amministrazione in cui il marito, Angelo Marzano, faceva il consigliere, ora quella in cui la moglie (Antonelli) era vicesindaco.
Tornando alle indagini, in una intercettazione il segretario di Italia viva, Armando Falco afferma che il sindaco era stato messo al corrente della estorsione ai danni della ditta della manutenzione stradale. Pare che l’imprenditore aggiudicatario si sia visto con il Sindaco che non avrebbe raccontato agli inquirenti di aver saputo della estorsione.
Le circostanze sono da dimostrare.
Il Sindaco però ha dichiarato di non sapere che esistesse un sistema di affidamenti degli appalti anche lui stesso in Consiglio comunale aveva chiesto una “commissione di inchiesta sui due milioni di euro spesi in appalti frazionati”.
Sapeva di non avere la maggioranza, eppure tirava avanti. Poi dopo lo scioglimento accusava i consiglieri dimissionari di aver fermato l’amministrazione.
Quando i consiglieri comunali di maggioranza e minoranza lo avvisavano pubblicamente che qualcosa non funzionasse, lui non prendeva plateali provvedimenti. Anzi non cambiava gli assessori e non rimuoveva il funzionario.
Nemmeno quando è trapelato il messaggio privato del consigliere di maggioranza, Pippo Ponticelli, che allarmava sui gravi problemi dell’ufficio lavori pubblici e manutenzioni (senza menzionarlo). Enzo Falco non sapeva niente, eppure gli unici assessori che non ha riconfermato nell’ultima giunta fotocopia sono stati Peluso e Della Rocca.
Ora dovrebbe spiegare i motivi della mancata conferma di Peluso e Della Rocca. Anche se Peluso è rimasto di fatto interlocutore per i lavori pubblici ed il sindaco ha nominato al suo posto l’assessore Zippo (non implicato in nulla), apparentemente gradito ad alcuni indagati.
Alla luce di quanto è emerso, l’ex Sindaco deve spiegare perché non sono partite la gara per la raccolta dei rifiuti, per la mensa e per la manutenzione ordinaria.
Infatti, è stato evidenziato dalla Procura che sulla gara dei rifiuti c’era l’interesse della criminalità per la costituzione di una società in house, tipo Igica. Un pollo da spennare.
Dunque, in attesa dell’aggiornamento dell’elenco dei “nemici della città” redatto dall’ex sindaco all’indomani dello scioglimento, si può anche pensare che abbia fatto bene la Premier Giorgia Meloni a non venire a Caivano quando è stata invitata da Falco. Sarebbe venuta a parlare con gente che poi lei stessa ha dovuto sciogliere per camorra. La Meloni ha evitato una figuraccia che invece non hanno evitato il dirigente del Pd, Marco Sarracino, il deputato dei verdi Francesco Borrelli, i dirigenti di Italia viva e della estrema sinistra insieme a quanti si affrettarono a dare la solidarietà al sindaco dopo le dimissioni di tredici consiglieri che avevano esercitato un diritto previsto dalla legge. Hanno dato la solidarietà al capo di un’amministrazione sciolta per camorra.
Altro che “Decreto Caivano” l’onta sulla città l’ha messa l’amministrazione Falco.
Oltre alle questioni penali soggettive, non è esente da responsabilità politiche il partito di Italia Viva che ha inglobato la lista “Orgoglio campano” (in cui non c’era niente per essere orgogliosi). Ora i renziani vogliono far credere che gli attuali detenuti non siano membri del partito, ma quando hanno costituito un solo gruppo politico non c’è stato nessuno che ha smentito. Né agli atti del Consiglio, né sui giornali.
Il partito Italia viva è stato “sgominato” dalle inchieste. Il gruppo consiliare era unico. Alle riunioni di maggioranza erano una sola voce. Armando Falco difendeva la poltrona in giunta per Peluso e parlava per Italia Viva. Vi sono testimoni. Tanti.
In un’ ultima riunione, dopo le esternazioni di Armando Falco che difendeva il posto di Peluso, la consigliera Paolella, indignata, abbandonava la riunione.
Armando Falco agiva forte del rilievo politico. Era segretario di partito e nipote del Sindaco.
Al pari di Italia viva, la responsabilità politica devono assumersela anche gli altri. Innanzitutto, il Pd il cui assessore è indagato (solo indagato, ma libero). Della Rocca sarebbe stato anche il destinatario di “un regalo” da un imprenditore o almeno questi così dice nelle intercettazioni.
Va scritto però che il segretario del Pd, Franco Marzano ha denunciato un tentativo di intimidazione che riguardava proprio l’appalto per la raccolta dei rifiuti, ma non basta al partito per tirarsi fuori dalle responsabilità politiche.
Il Pd ha scelto di governare in continuità conclamata con le vecchie amministrazioni , con Peluso Carmine e Giovanbattista Alibrico e tanti altri che venivano dal centrodestra sciolto per camorra. Anche Pd ha fatto orecchie da mercante quando in Consiglio si denunciava il sistema degli appalti.
Poi vi sono le responsabilità politiche altrettanto gravi degli altri: cinquestelle, mastelliani, sinistra estrema.
I cinquestelle ed i comunisti sono stati al governo con questa gente, perciò non potevano non sapere che si frazionavano i lavori. Sono responsabili politici tutti quelli che non hanno frenato il sistema.
Le parole del deputato grillino Penza sono ridicole. Vuole intestarsi il merito dello scioglimento. Ha dimenticato che è stato assessore all’ecologia nella giunta Falco, insieme a Peluso. I grillini sono stati al governo tre anni. Le dimissioni non li purificano perchè furono determinanti per la vittoria di Falco.
Al pari dei cinquestelle, i mastelliani di “Noi campani” avevano in giunta il vicesindaco. Quando Zampella dice alla Antonelli che sono andati a chiedere il pizzo alla impresa della manutenzione stradale, lei risponde: “ma la politica o la gente di strada?”.
Come se fosse una prassi politica chiedere la tangente.
“Noi campani” è il gruppo consiliare in cui il consigliere Pippo Ponticelli denunciava le irregolarità, mentre Mimmo Falco e Gaetano Lionelli erano sodali alla maggioranza. Tant’è che Pippo Ponticelli ha mandato a casa pure i suoi compagni di partito. Tardi, ma lo ha fatto.
C’è poi la questione di Lionelli Gaetano querelato dal marito della consigliera Giovanna Palmiero. Gli inquirenti hanno scritto che è emerso: “ il dato allarmante ad ulteriore conferma del contesto che la condotta dei vari Lionelli Gaetano, Alibrico Giovanbattista, Falco Armando hanno di fatto intimidito la Palmiero ed il coniuge, reo di essere un confidente dei Carabinieri”.
Avevamo scritto che la classe dirigente di centrosinistra con Enzo Falco fosse impresentabile, ora alcuni saranno pure incandidabili.
Fummo facili profeti.
L’amministrazione Falco è stata la peggiore degli ultimi decenni : gli arresti, lo scioglimento per camorra, il fallimento amministrativo, la continuità col passato, il dispendio di danaro pubblico, le crisi politiche, le commissioni consiliari inutili, persino il coraggio di essersi aumentato lo stipendio.
E poi sono da analizzare ancora i picchi elettorali nel Parco verde, dove il distacco a favore della coalizione di Enzo Falco con i candidati concorrenti è stato determinante per la vittoria al primo turno.
Intanto, oltre a quella dei carcerati, è saltata la ricandidatura a sindaco di Enzo Falco.
La stessa candidatura a sindaco di Mimmo Semplice è superata dalla storia. Molti altri non si candideranno, nel 2025 Italia viva forse non esisterà più, ma è troppo presto per discutere delle prossime elezioni.
Una cosa dovrà essere certa. La prossima volta dovranno essere tutti nuovi. Tutti.